Dialogo con Paolo Giaretta sopra il valzer di aree mobili e di interessi che si dispiegano
(risposta all'intervento di Paolo Giaretta) Caro Paolo, e se i fondi internazionali di investimento, di cui si legge l’interesse per l’area di Padova ovest, fossero fondi costituiti all'estero con capitali nostranissimi (ancorché privi di nomi e cognomi)? Se si scoprisse che hanno fatto sentire il loro “peso” nelle scelte, attratti dai vantaggi che potrebbero ricavare su quell’area fatta mimetizzare da improbabile palude? Se fosse stata un’opera di “moral suasion” interessata, a liberarla dall'ingombrante ospedale?
In fondo, quelle aree - non va mai dimenticato - erano state acquistate 15 anni fa su suggerimento di un’amministrazione di centro destra della città. L’indicazione era chiara: farci un grande centro commerciale. Vuoi vedere che erano così fessi da volerlo fare su una palude e per giunta di continuare a scommettere su quell’area? E’ ovvio, dunque, che con l'arrivo dell'ospedale quell’affare sia svanito e il valore delle aree si sia dimezzato. Posso immaginare, e persino comprendere, il disappunto di chi si è visto sfumare l’affare. Possiamo persino immaginare che se una cosa l’ho pagata 60, pensando di farli diventare mille e se la prospettiva (facendo l’ospedale) mi si riduce quando va bene a 30, è ovvio che farò di tutto per impedire che questo accada. Farò patti con il diavolo e, se serve, cercherò amministratori sensibili, che “capiscano” il mio problema. E’ comprensibile, ognuno fa i suoi interessi, meglio se trova rappresentanti pubblici comprensivi. Tutto qua? No.