Oggi, un quotidiano ha pubblicato un'intervista a persona priva della benché minima credibilità, che non ho mai conosciuto e che non ho mai incontrato, in cui sono riportate affermazioni che mi riguardano, non solo inventate di sana pianta e destituite di ogni fondamento, ma addirittura lontanissime dalle mie personali convinzioni e dalle azioni che hanno sempre contraddistinto il mio agire sia pubblico che privato.
Si tratta di un gravissimo caso di giornalismo spazzatura che mira a intaccare la reputazione e la credibilità delle persone, da non equivocare con il diritto di cronaca che appartiene alla sfera delle libertà fondamentali, a ragione costituzionalmente protetto dal nostro ordinamento.
A questo genere di infamia non ho ritenuto e non ritengo di rispondere con la replica per non fornire alibi a chi ha usato la penna per infangare le persone e per non dare allo stesso il privilegio di dare la notizia due volte.
Ho deciso di adire alle vie legali perché solo in questo modo la diffamazione può, forse, essere fermata. È bene infatti che l'autorità giudiziaria, a mio sommesso giudizio, ponga un freno al dilagare inaccettabile del danno reputazionale cui viene sottoposto un cittadino per il solo fatto di ricoprire o aver ricoperto una carica pubblica.