Art.116 - III comma Costituzione

di Ivo Rossi e Alberto Zanardi

La discussione alla Camera del disegno di legge Calderoli sull’autonomia differenziata, dopo la sua approvazione in prima lettura al Senato, è probabilmente l’ultimo appello per correggere alcune rilevanti criticità della norma-quadro.

La versione licenziata dal Senato, sicuramente migliorata rispetto allo scarno testo presentato inizialmente dal governo, evidenzia una serie di nodi problematici ancora irrisolti che riguardano – insieme alla marginalità del ruolo del Parlamento, alla difficile revocabilità delle intese, all’assenza di condizionalità nelle richieste di maggiore autonomia, alla mancanza di indirizzi circa il trasferimento delle materie non-Lep –il finanziamento delle funzioni pubbliche potenzialmente devolvibili alle Regioni.

La prima criticità concerne le modalità di finanziamento delle cosiddette funzioni Lep, cioè quelle per cui la normativa vigente prevede standard di prestazioni che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale (si pensi all’istruzione, alla tutela dell’ambiente, alle grandi reti di trasporto). E’ necessario correggere radicalmente l’approccio attuale del disegno di legge Calderoli che affida a ogni singola intesa i criteri di determinazione delle risorse finanziarie e a Commissioni paritetiche Stato-singola Regione (ad autonomia differenziata) l’attuazione operativa di tali criteri, anche nella dinamica temporale. Ne deriverebbe un assetto di tipo “balcanico”, che ricalca tale e quale quello delle Regioni a statuto speciale, i cui Statuti sono però approvati con legge costituzionale.

Milano 25 marzo 2024

di Ivo Rossi

Ringrazio per l’invito e per aver organizzato questo momento di confronto su una delle questioni che più dividono le opinioni pubbliche, sia sul piano politico che sul piano territoriale e di cui, come è emerso in recenti sondaggi, quasi poco o nulla si conosce quanto al merito a cui la questione autonomia rimanda. Ciclicamente, nelle sue varie forme, ha acceso il dibattito e lo scontro politico, a partire dalla secessione della Padania di Bossi di metà anni ‘90, passando per la riforma del titolo V della Costituzione del 2001 e ai referendum celebrati in Lombardia e nel Veneto nell’ottobre del 2017, per arrivare al dibattito di oggi attorno alla proposta, che per comodità chiamiamo Calderoli, ma che, per fortuna, è diventata cosa diversa rispetto al progetto approvato dal governo all’inizio del 2023.  

di Ivo Rossi

Alcuni giorni fa la Corte Costituzionale, redattore Luca Antonini, ribadendo lo stretto rapporto fra le funzioni attribuite alla Regione e il relativo finanziamento, ha respinto il ricorso della Regione Valle d’Aosta, ritenendo sia corretto escludere il gettito percepito quale contributo di solidarietà nel territorio valdostano (istituito per far fronte all’emergenza energetica), in quanto le entrate della regione “non sono state incise dall’istituzione del contributo di solidarietà”.

Si tratta di una sentenza rilevante, tanto più se si considera il dibattito in corso sull’autonomia  differenziata,

di Ivo Rossi e Alberto Zanardi

Con l’approvazione da parte del Senato del disegno di legge Calderoli, propedeutica all’avvio dei negoziati fra lo Stato e le Regioni, l’autonomia differenziata è arrivata al primo giro di boa.

Quale giudizio si può dare? Una valutazione equilibrata deve innanzitutto confrontarsi con la Costituzione. L’articolo 116, terzo comma prevede un catalogo amplissimo di funzioni pubbliche, oggi esercitate dallo Stato, potenzialmente decentrabili a richiesta di singole Regioni. Si tratta praticamente di tutta la spesa pubblica, eccetto le pensioni e i servizi con forti esternalità territoriali, come la difesa e l’ordine pubblico. La frammentazione delle competenze pubbliche che deriverebbe da un decentramento massivo e differenziato produrrebbe gravissime inefficienze economiche e ridurrebbe la trasparenza delle politiche pubbliche. 

Sabato, 27 Gennaio 2024 13:51

I rischi dell’autonomia differenziata

Articolo pubblicato su: https://lavoce.info/archives/103514/i-rischi-dellautonomia-differenziata/

http://www.lacostituzione.info/index.php/2024/01/30/i-rischi-dellautonomia-differenziata/

https://www.astrid-online.it/static/upload/protected/zana/zanardi-25-1-24.pdf

di Ivo Rossi e Alberto Zanardi

Il processo di attuazione dell’autonomia differenziata è arrivato a un giro di boa: martedì scorso (23 gennaio) il Senato ha approvato in prima lettura il disegno di legge Calderoli che ha l’obiettivo di regolare le modalità di attribuzione e di finanziamento delle funzioni pubbliche aggiuntive richieste dalle singole Regioni a statuto ordinario secondo quanto previsto dall’art. 116, terzo comma della Costituzione. 

Ora il testo passa alla Camera che si prevede lo approvi definitivamente in tempi brevi, presumibilmente prima delle lezioni di giugno. Una volta approvata la legge, le Regioni che lo vorranno potranno subito presentare le proprie richieste di attribuzione di nuove funzioni al governo ma limitatamente alle materie meno sensibili sul piano dei diritti civili e sociali, quelle cioè su cui il Comitato Cassese non ha rinvenuto nella legislazione vigente Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) rilevanti.

Domani (martedì) il Senato vota il ddl Calderoli sulla autonomia differenziata. La Lega e il centrodestra  sono favorevoli, il Pd e le altre forze di centrosinistra contrari. Spiegate il vostro sì e il vostro no.

Oggi si chiude il primo round. C’è da augurarsi che la Camera riformuli il testo, perché il tentativo di far coesistere esigenze divergenti di FdI e della Lega, premierato compreso, è diventato un Giano bifronte, un barattellum carico di ripetizioni e di ovvietà, che da una parte afferma e dall’altra nega. Vedo però che più che guardare a ciò che il testo contiene si agitano bandiere. Totò direbbe, a prescindere. 

 

Questa settimana il disegno di legge Calderoli approda all'aula del Senato per il primo esame parlamentare. Il testo approvato dalla Commissione, pur accogliendo emendamenti del Partito Democratico e di altri partiti, conserva il suo potenziale dirompente per l’unità del Paese ed è solo un lontano parente dal testo presentato dal Ministro. 

Le correzioni più significative apportate al testo originario hanno riguardato la possibilità di: 

1) “limitare l’oggetto del negoziato ad alcune materie o ambiti di materie individuati dalla Regione nell’atto di iniziativa”. In sostanza si afferma che alcune materie potrebbero non essere oggetto del negoziato.

Il procedimento: l’Intesa sulla devoluzione di funzioni e compiti alla Regione dovrà essere approvata dal Parlamento a maggioranza assoluta. Senza potere di emendare ma solo approvando o respingendo in toto. E’ d’accordo?

La questione è come si garantisce la sovranità del Parlamento, titolare delle eventuali competenze legislative destinate alle regioni, che non può essere ridotto, come qualche presidente leghista aveva preteso, al ruolo di passa carte. Va in questo senso rafforzata la possibilità di incidere delle Camere alla formazione dell’intesa nella fase antecedente al voto, per riaffermare la sovranità democratica del Parlamento. La Costituzione prevede che il voto avvenga a maggioranza assoluta, per questo sarebbe auspicabile un largo consenso sia politico che territoriale. 

Le condizioni: la predeterminazione del Lep è condizione preliminare per l’attribuzione dell’autonomia differenziata. Anche qui le chiediamo se lo ritiene corretto.

I livelli essenziali delle prestazioni affermano l’uguaglianza dei diritti di cittadinanza indipendentemente dal luogo in cui una persona vive. Un tributo doveroso all’unità del Paese. Questa innovazione è stata voluta dal Partito democratico ed oggi è diventata condizione necessaria per l’attribuzione di una maggiore autonomia alle regioni. 

Presentati gli emendamenti al Ddl Calderoli sull'autonomia predisposti dal Partito Democratico del Veneto, con l'obiettivo di:

riportare le richieste di maggiore autonomia all’interno dell’alveo della Costituzione; consolidare l’unità della Repubblica garantendo alle regioni spazi di autogoverno; evitare mascherate richieste separatiste/indipendentiste anche recentemente evocate; ritornare al merito delle funzioni, motivando le richieste su cui si ritiene di corrispondere a particolari esigenze locali; garantire un’equilibrio finanziario dello Stato e allo stesso tempo consentire alle regioni di trattenersi i risparmi di spesa che certificano il loro virtuosismo. 

In sostanza abbandonare la vulgata delle 23 materie come menù da ristorante. Ritornare a una idea di autonomia come processo, da misurare e verificare anche sperimentalmente su funzioni in cui sia possibile misurare gli effetti.Abbandonare la richiesta di trattenuta dei 9/10 o dell’equivalente residuo fiscale: sono le premesse indispensabili per ristabilire la fiducia fra i cittadini dei diversi territori che compongono la nazione.

I punti salienti possono essere così riassunti:

  1. ruolo del Parlamento che viene coinvolto fin dall’invio della richiesta da parte delle regioni e partecipa al procedimento in quanto titolare delle funzioni eventualmente conferibili;
  2. ruolo delle autonomie locali (CAL) che si esprimono in modo non estemporaneo o coreografico;
  3. ruolo centrale della Commissione tecnica per i fabbisogni standard a supporto di Governo e Parlamento nella definizione dei fabbisogni standard di tutti i territori e anche nella individuazione delle risorse da assegnare alle regioni richiedenti. 
  4. trasferimento di risorse corrispondenti ai fabbisogni delle funzioni trasferite e non soggette al variare delle basi imponibili (revisione annuale dell’aliquota di compartecipazione). 
  5. l’analisi delle funzioni al centro della discussione, con revisione di materie che devono rimanere in capo allo Stato.

Testo emendato del disegno di legge Calderoli, con le modifiche e o integrazioni in rosso

 

 

Art. 1.

(Finalità)

1. La presente legge, in osservanza alle disposizioni di cui agli articoli 2, 3, 5, 81, 114, 117, 118,

119 e 120 della Costituzione, nel rispetto dei princìpi di unità giuridica ed economica, indivisibilità della Repubblica e autonomia degli enti locali territoriali e in attuazione del principio di decentramento amministrativo e per favorire la semplificazione delle procedure, l'accelerazione procedimentale, la sburocratizzazione, la distribuzione delle competenze che meglio si conformi ai princìpi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza, definisce i princìpi generali per l'attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia in attuazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, nonché le relative modalità procedurali di approvazione delle intese fra lo Stato e una Regione.

Disegno di legge costitzionale presentato dal senatore Andrea Martella

ONOREVOLI SENATORI! - Il dibattito apertosi nel Paese a seguito della richiesta avanzata da alcune Regioni di attribuzione di ulteriori forme e condizioni di autonomia in attuazione dell’articolo 116 della Costituzione, ha messo in evidenza alcuni limiti propri dell’attuale impianto del Titolo V della Parte II della Carta, come riformato nel 2001, con riferimento, in particolare, alla perimetrazione delle materie attribuibili alla potestà legislativa regionale. 

di Ivo Rossi

Quando, per anni, prometti ai veneti sorti magnifiche e progressive, poi finisce che questi ti credano e se quell’orizzonte salvifico svanisce, ti presentino il conto. Se interpreti un articolo della Costituzione che attribuisce la facoltà di chiedere “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” e trasformi quel “particolari” in generalizzate, non una di meno, per di più ignorando quel passaggio in cui si afferma che “possono essere attribuite” e non devono, è probabile che tu stia facendo una battaglia tutta politica contro un avversario di immaginario (lo Stato), battaglia che anziché avvicinare finisce per allontanare l’autonomia possibile. 

Autonomia. E se provassimo a immaginarla nei suoi aspetti fattuali, uscendo dall’”annuncite” permanente in cui da una parte viene dipinta come una sorta di paradiso terrestre e dall’altra come una maledizione? Dopo anni in cui non passa giorno che se ne parli sempre negli stessi termini, provare ad analizzare le materie indicate all’art. 117, terzo comma della Costituzione, su cui le regioni, tutte, non solo le tre apripista (Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia), possono chiedere ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, potrebbe finalmente aiutare ad uscire da un confronto che oramai ha assunto caratteri ideologici, ma soprattuto a far comprendere al grande pubblico di cosa si stia parlando.

Martedì, 13 Settembre 2022 09:37

Zaia, Letta e il nido di vespe per la Meloni

Per lunghi anni il Veneto ha conosciuto uno Zaia spavaldo, assertivo, primo della classe, che dichiarava di aver fatto i compiti per casa, naturalmente pancia a terra, di non fare sconti a nessuno quanto ad autonomia, ribattezzata la madre di tutte le battaglie, e che la Meloni non si provasse a fare la furba, perché avrebbe trovato nel Veneto un nido di vespe.

L’autonomia, annunciata, evocata e rivendicata fino a diventare una sorta di scioglilingua del discorso pubblico veneto - se si esclude l’accordo sottoscritto da Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna con il governo Gentiloni -, sembra destinata a trasformarsi in una ennesima promessa, questa volta di scambio fra i partiti di destra portatori di materialissimi interessi e insediamenti territoriali eterogenei. L’autonomia continua ad assumere significati diversi a seconda di chi la pronuncia, immancabilmente citata da tutti i leader di passaggio in terra veneta, mentre a sud il dibattito sui maggiori quotidiani si infiamma, paventandone pericoli talvolta immaginari.

Presentata a Padova dal Segretario regionale del Partito Democratico del Veneto, Andrea Martella, dal capogruppo Giacomo Possamai, dalla vice capogruppo Vanessa Camani e dal Deputato Diego Zardini una proposta di legge quadro in attuazione dell'articolo 116, 3° comma, della Costituzione.

Conferenza sull'autonomia a Camposampiero

https://www.facebook.com/watch/live/?extid=CL-UNK-UNK-UNK-AN_GK0T-GK1C&ref=watch_permalink&v=568107644883762

Il testo della proposta di legge quadro.

La rassegna stampa del 24 maggio 2020

https://fb.watch/ddYro0d0jj/ 

https://fb.watch/ddYuCXfhja/

Chi sono

Sono nato il 18 marzo 1955 a Padova dove vivo con mia moglie Franca. Sono laureato in Scienze Politiche con voto 110 su 110 e lode, con una tesi sugli istituti di democrazia diretta.

Sono dirigente della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie dove mi occupo di autonomie speciali e del negoziato per l’attuazione dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, in materia di autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario. Faccio parte della Commissione Tecnica per i fabbisogni standard di comuni e regioni e della segreteria tecnica della Comitato per la Banda ultra larga. 

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