Ritratti
Giacomo Matteotti, figlio del Polesine
di Ivo Rossi
Il 10 giugno del 1924 Giacomo Matteotti veniva barbaramente assassinato dalla polizia segreta fascista. Omicidio e sevizie rivendicati dallo stesso Mussolini l’anno successivo quando le acque dell’indignazione popolare si furono calmate.
Il 30 maggio aveva pronunciato il più vibrante atto di denuncia del regime, dei brogli e delle violenze che avevano caratterizzato le elezioni.
Giacomo Matteotti, figlio del Polesine, è stato presentato a Salboro dall'associazione SalboroIcontra da Diego Crivellari che assieme a Francesco Jori è autore dell’opera.
Per gli ottant'anni di Giuseppe Pupillo, Presidente del Veneto del riscatto post tangentopoli
Ci sono tornanti della storia in cui a grandi responsabilità sono chiamati uomini che, per il loro profilo umano, intellettuale e morale, costituiscono i ponti naturali per traghettare sull’altra sponda viandanti rimasti privi di guida e comunità smarrite di fronte ad accadimenti inimmaginabili. E’ quanto è toccato a Giuseppe Pupillo dopo il terremoto politico e giudiziario che ha cambiato la storia politica del Veneto. Una scelta maturata come unica possibile dentro quello che allora appariva come il momento più basso e squalificante della storia dell’istituzione nei suoi primi venticinque anni di vita.
Quel tornante del 1993 è contrassegnato dalle convulsioni di un sistema ferito e disorientato che, pur morente, sperimentava l’impossibilità di ricostruzione del precedente ordine. Il naufragio della giunta Frigo, provocata dall’uso criminogeno di avvisi di garanzia destinati ad evaporare solo dopo il compimento del delitto, chiudeva un ciclo più che ventennale, senza che si intravvedessero, o fossero immaginabili, nuovi orizzonti.
Ciao Claudio
Ci eravamo sentiti qualche mese fa, prima che la malattia prendesse il sopravvento. Abbiamo provato a leggere assieme ciò che stava accadendo, i suoi effetti sulla sanità e l’economia del nostro Paese ed in particolare del Veneto. Pur consapevole della prova che stava sopportando, mi ha raccontato di come viveva il suo ritorno a scuola, all’insegnamento, al rientro fra i ragazzi dopo l’esperienza regionale. La politica era importante, ma non era tutto.
Guido Montesi e quel grido di libertà dei giovani studenti iraniani
Con Guido Montesi se ne va l’interprete di una “transizione gentile” da una stagione Dc cominciata nel secondo dopoguerra a quella del “nuovo progetto” di Gottardo e Giaretta. Ha gestito da gentiluomo mite e saggio un anno difficile in una città da riconciliare dopo la lunga stagione dei conflitti e dei processi. Voglio qui ricordarlo per un piccolo episodio che aiuta a capire il suo approccio laico e la sua grande sensibilità, merce non così diffusa in una stagione di forte contrapposizione nei confronti degli oppositori politici.