I correttivi necessari al disegno di legge Calderoli all’esame della Camera
di Ivo Rossi e Alberto Zanardi
La discussione alla Camera del disegno di legge Calderoli sull’autonomia differenziata, dopo la sua approvazione in prima lettura al Senato, è probabilmente l’ultimo appello per correggere alcune rilevanti criticità della norma-quadro.
La versione licenziata dal Senato, sicuramente migliorata rispetto allo scarno testo presentato inizialmente dal governo, evidenzia una serie di nodi problematici ancora irrisolti che riguardano – insieme alla marginalità del ruolo del Parlamento, alla difficile revocabilità delle intese, all’assenza di condizionalità nelle richieste di maggiore autonomia, alla mancanza di indirizzi circa il trasferimento delle materie non-Lep –il finanziamento delle funzioni pubbliche potenzialmente devolvibili alle Regioni.
La prima criticità concerne le modalità di finanziamento delle cosiddette funzioni Lep, cioè quelle per cui la normativa vigente prevede standard di prestazioni che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale (si pensi all’istruzione, alla tutela dell’ambiente, alle grandi reti di trasporto). E’ necessario correggere radicalmente l’approccio attuale del disegno di legge Calderoli che affida a ogni singola intesa i criteri di determinazione delle risorse finanziarie e a Commissioni paritetiche Stato-singola Regione (ad autonomia differenziata) l’attuazione operativa di tali criteri, anche nella dinamica temporale. Ne deriverebbe un assetto di tipo “balcanico”, che ricalca tale e quale quello delle Regioni a statuto speciale, i cui Statuti sono però approvati con legge costituzionale.
Un’autonomia sostenibile è possibile? Il Partito Democratico di Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte a confronto
Milano 25 marzo 2024
di Ivo Rossi
Ringrazio per l’invito e per aver organizzato questo momento di confronto su una delle questioni che più dividono le opinioni pubbliche, sia sul piano politico che sul piano territoriale e di cui, come è emerso in recenti sondaggi, quasi poco o nulla si conosce quanto al merito a cui la questione autonomia rimanda. Ciclicamente, nelle sue varie forme, ha acceso il dibattito e lo scontro politico, a partire dalla secessione della Padania di Bossi di metà anni ‘90, passando per la riforma del titolo V della Costituzione del 2001 e ai referendum celebrati in Lombardia e nel Veneto nell’ottobre del 2017, per arrivare al dibattito di oggi attorno alla proposta, che per comodità chiamiamo Calderoli, ma che, per fortuna, è diventata cosa diversa rispetto al progetto approvato dal governo all’inizio del 2023.
La Corte Costituzionale: evitare una tensione fra principio unitario e principio autonomistico
di Ivo Rossi
Alcuni giorni fa la Corte Costituzionale, redattore Luca Antonini, ribadendo lo stretto rapporto fra le funzioni attribuite alla Regione e il relativo finanziamento, ha respinto il ricorso della Regione Valle d’Aosta, ritenendo sia corretto escludere il gettito percepito quale contributo di solidarietà nel territorio valdostano (istituito per far fronte all’emergenza energetica), in quanto le entrate della regione “non sono state incise dall’istituzione del contributo di solidarietà”.
Si tratta di una sentenza rilevante, tanto più se si considera il dibattito in corso sull’autonomia differenziata,
Federalismo Arlecchino nell'autonomia (troppo) differenziata - Il Sole 24 Ore / Gazzettino
di Ivo Rossi e Alberto Zanardi
Con l’approvazione da parte del Senato del disegno di legge Calderoli, propedeutica all’avvio dei negoziati fra lo Stato e le Regioni, l’autonomia differenziata è arrivata al primo giro di boa.
Quale giudizio si può dare? Una valutazione equilibrata deve innanzitutto confrontarsi con la Costituzione. L’articolo 116, terzo comma prevede un catalogo amplissimo di funzioni pubbliche, oggi esercitate dallo Stato, potenzialmente decentrabili a richiesta di singole Regioni. Si tratta praticamente di tutta la spesa pubblica, eccetto le pensioni e i servizi con forti esternalità territoriali, come la difesa e l’ordine pubblico. La frammentazione delle competenze pubbliche che deriverebbe da un decentramento massivo e differenziato produrrebbe gravissime inefficienze economiche e ridurrebbe la trasparenza delle politiche pubbliche.
I rischi dell’autonomia differenziata
Articolo pubblicato su: https://lavoce.info/archives/103514/i-rischi-dellautonomia-differenziata/,
http://www.lacostituzione.info/index.php/2024/01/30/i-rischi-dellautonomia-differenziata/
https://www.astrid-online.it/static/upload/protected/zana/zanardi-25-1-24.pdf
di Ivo Rossi e Alberto Zanardi
Il processo di attuazione dell’autonomia differenziata è arrivato a un giro di boa: martedì scorso (23 gennaio) il Senato ha approvato in prima lettura il disegno di legge Calderoli che ha l’obiettivo di regolare le modalità di attribuzione e di finanziamento delle funzioni pubbliche aggiuntive richieste dalle singole Regioni a statuto ordinario secondo quanto previsto dall’art. 116, terzo comma della Costituzione.
Ora il testo passa alla Camera che si prevede lo approvi definitivamente in tempi brevi, presumibilmente prima delle lezioni di giugno. Una volta approvata la legge, le Regioni che lo vorranno potranno subito presentare le proprie richieste di attribuzione di nuove funzioni al governo ma limitatamente alle materie meno sensibili sul piano dei diritti civili e sociali, quelle cioè su cui il Comitato Cassese non ha rinvenuto nella legislazione vigente Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) rilevanti.
Le necessarie correzioni al barattellum Calderoli sull'autonomia
Domani (martedì) il Senato vota il ddl Calderoli sulla autonomia differenziata. La Lega e il centrodestra sono favorevoli, il Pd e le altre forze di centrosinistra contrari. Spiegate il vostro sì e il vostro no.
Oggi si chiude il primo round. C’è da augurarsi che la Camera riformuli il testo, perché il tentativo di far coesistere esigenze divergenti di FdI e della Lega, premierato compreso, è diventato un Giano bifronte, un barattellum carico di ripetizioni e di ovvietà, che da una parte afferma e dall’altra nega. Vedo però che più che guardare a ciò che il testo contiene si agitano bandiere. Totò direbbe, a prescindere.
Il disegno di legge Calderoli sull'autonomia alla prova del voto al Senato
Questa settimana il disegno di legge Calderoli approda all'aula del Senato per il primo esame parlamentare. Il testo approvato dalla Commissione, pur accogliendo emendamenti del Partito Democratico e di altri partiti, conserva il suo potenziale dirompente per l’unità del Paese ed è solo un lontano parente dal testo presentato dal Ministro.
Le correzioni più significative apportate al testo originario hanno riguardato la possibilità di:
1) “limitare l’oggetto del negoziato ad alcune materie o ambiti di materie individuati dalla Regione nell’atto di iniziativa”. In sostanza si afferma che alcune materie potrebbero non essere oggetto del negoziato.
L'autonomia ai raggi X. Ne parlano i quotidiani del gruppo NEM. A confronto con Stefani (Lega)
Il procedimento: l’Intesa sulla devoluzione di funzioni e compiti alla Regione dovrà essere approvata dal Parlamento a maggioranza assoluta. Senza potere di emendare ma solo approvando o respingendo in toto. E’ d’accordo?
La questione è come si garantisce la sovranità del Parlamento, titolare delle eventuali competenze legislative destinate alle regioni, che non può essere ridotto, come qualche presidente leghista aveva preteso, al ruolo di passa carte. Va in questo senso rafforzata la possibilità di incidere delle Camere alla formazione dell’intesa nella fase antecedente al voto, per riaffermare la sovranità democratica del Parlamento. La Costituzione prevede che il voto avvenga a maggioranza assoluta, per questo sarebbe auspicabile un largo consenso sia politico che territoriale.
Le condizioni: la predeterminazione del Lep è condizione preliminare per l’attribuzione dell’autonomia differenziata. Anche qui le chiediamo se lo ritiene corretto.
I livelli essenziali delle prestazioni affermano l’uguaglianza dei diritti di cittadinanza indipendentemente dal luogo in cui una persona vive. Un tributo doveroso all’unità del Paese. Questa innovazione è stata voluta dal Partito democratico ed oggi è diventata condizione necessaria per l’attribuzione di una maggiore autonomia alle regioni.
Scampato pericolo? Fra casualità e opere necessarie per la sicurezza idraulica del Veneto
Salvi grazie alle opere? C’è di mezzo anche un po’ di casualità, per esempio in Toscana le precipitazioni sono state tanto più intense. Andrea Rinaldo, Nobel per l’acqua, ha così commentato in una intervista al Corriere del Veneto la situazione che abbiamo vissuto nella nostra regione una settimana fa, aggiungendo che “i bacini sono stati frutto di scelte coraggiose”, … ma sono necessarie altre opere per mitigare rischi catastrofici per decine di migliaia di famiglie e di imprese. Giudizio serio, severo, privo dei consueti trionfalismi di Zaia
Ciambetti conferma il fascino per la Russia di Putin
Altro...
La politica estera filo russa del Veneto, fra autonomia e indipendenza, ridisegna le alleanze del governo italiano
di Ivo Rossi e Paolo Giaretta
Le istituzioni sono organismi da trattare con delicatezza, tanto più lo debbono fare i vertici delle assemblee legislative chiamate a rappresentare l’intero organo espresso dalla volontà popolare. Quanto accaduto nei giorni scorsi, con l’invito a parlare delle “relazioni conflittuali tra la Nato e la Russia” rivolto ad Alessandro Orsini da parte del presidente del Consiglio regionale del Veneto, esprime un indirizzo politico esplicito a giustificazione e sostegno dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin. L’invito, asserendo in modo apodittico come all’origine della guerra di aggressione siano individuabili “relazioni conflittuali”, afferma indirettamente una condanna dei paesi occidentali (la NATO), Italia compresa. Che questa iniziativa sia stata collocata negli stessi giorni in cui la presidente Meloni incontrava il presidente degli Stati Uniti, Biden,
Un Ddl per una autonomia senza strappi. Gli emendamenti del Partito Democratico del Veneto
Presentati gli emendamenti al Ddl Calderoli sull'autonomia predisposti dal Partito Democratico del Veneto, con l'obiettivo di:
riportare le richieste di maggiore autonomia all’interno dell’alveo della Costituzione; consolidare l’unità della Repubblica garantendo alle regioni spazi di autogoverno; evitare mascherate richieste separatiste/indipendentiste anche recentemente evocate; ritornare al merito delle funzioni, motivando le richieste su cui si ritiene di corrispondere a particolari esigenze locali; garantire un’equilibrio finanziario dello Stato e allo stesso tempo consentire alle regioni di trattenersi i risparmi di spesa che certificano il loro virtuosismo.
In sostanza abbandonare la vulgata delle 23 materie come menù da ristorante. Ritornare a una idea di autonomia come processo, da misurare e verificare anche sperimentalmente su funzioni in cui sia possibile misurare gli effetti.Abbandonare la richiesta di trattenuta dei 9/10 o dell’equivalente residuo fiscale: sono le premesse indispensabili per ristabilire la fiducia fra i cittadini dei diversi territori che compongono la nazione.
I punti salienti possono essere così riassunti:
- ruolo del Parlamento che viene coinvolto fin dall’invio della richiesta da parte delle regioni e partecipa al procedimento in quanto titolare delle funzioni eventualmente conferibili;
- ruolo delle autonomie locali (CAL) che si esprimono in modo non estemporaneo o coreografico;
- ruolo centrale della Commissione tecnica per i fabbisogni standard a supporto di Governo e Parlamento nella definizione dei fabbisogni standard di tutti i territori e anche nella individuazione delle risorse da assegnare alle regioni richiedenti.
- trasferimento di risorse corrispondenti ai fabbisogni delle funzioni trasferite e non soggette al variare delle basi imponibili (revisione annuale dell’aliquota di compartecipazione).
- l’analisi delle funzioni al centro della discussione, con revisione di materie che devono rimanere in capo allo Stato.
Testo emendato del disegno di legge Calderoli, con le modifiche e o integrazioni in rosso
Art. 1.
(Finalità)
1. La presente legge, in osservanza alle disposizioni di cui agli articoli 2, 3, 5, 81, 114, 117, 118,
119 e 120 della Costituzione, nel rispetto dei princìpi di unità giuridica ed economica, indivisibilità della Repubblica e autonomia degli enti locali territoriali e in attuazione del principio di decentramento amministrativo e per favorire la semplificazione delle procedure, l'accelerazione procedimentale, la sburocratizzazione, la distribuzione delle competenze che meglio si conformi ai princìpi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza, definisce i princìpi generali per l'attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia in attuazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, nonché le relative modalità procedurali di approvazione delle intese fra lo Stato e una Regione.
Geografie e parole del nuovo Veneto - Presentando il libro
I servizi delle reti televisive
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Presidenzialismo? Quello delle regioni ha creato monarchie assolute e svuotato le assemblee legislative. La necessaria riforma istituzionale delle regioni
di Ivo Rossi
E Fedriga, a nome di De Luca, Emiliano e di Zaia, finto pesce in barile, ha ieri presentato la proposta di eliminare i limiti dei mandati per i Presidenti di regione, quelli che amano farsi chiamare governatori perché presidente suona troppo democratico.
Presidenzialismo è diventata parola chiave dell’attuale stagione politica, indicata quale formula salvifica dei problemi italiani. Alcune volte viene richiamata quale strumento per eliminare l’instabilità dei governi, altre per affidare ai cittadini la decisione della scelta di chi governa, a partire dal presidente designato. Quale Presidente? Quello della Repubblica originariamente, ipotesi che nonostante fosse contenuta nel programma elettorale della coalizione destra-centro sembra aver lasciato il posto alla variante Presidente del Consiglio (per fortuna considerata la funzione di garanzia del Quirinale), anche se non può escludersi l’introduzione del premierato unito all’introduzione della sfiducia costruttiva.
Non tutte le formule portano allo stesso esito e incrociano in modo diverso le grandi questioni delle garanzie e degli equilibri che reggono le nostre democrazie. Per alcuni si tratterebbe di eleggere il ‘sindaco d’Italia’, richiamandosi disinvoltamente alla norma sull’elezione diretta dei sindaci, mentre per il ministro Calderoli si tratterebbe invece, forzando il modello regionale, di eleggere il ‘governatore’ d’Italia.