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Imprenditori della paura e grossisti d'intolleranza. Padova non è nell'Alabama degli anni '60

piazzaerbe1Al sigg. Presidenti Ascom e Confesercenti

Cari Presidenti, scrivo a voi perché in questi anni avete sempre saputo rappresentare gli interessi della vostra categoria con grande equilibrio e soprattutto mettendo al centro l'obiettivo della tutela e della crescita del composito mondo che a Padova è una realtà viva. Con voi nel recente passato abbiamo condiviso obiettivi e strategie volte a migliorare e a promuovere l'offerta del "prodotto città", ovvero l'immagine positiva di Padova. Allo stesso tempo abbiamo condiviso il no alla realizzazione in città di nuove grandi strutture di vendita, proprio perché convinti che uno dei punti di forza della città sia rappresentato dallo straordinario tessuto commerciale che attrae nelle sue botteghe non solo i padovani, ma anche consumatori dal resto della regione e dall'intera Italia.

Puntare sul commercio, così come sulla forza attrattiva della bellezza dei nostri monumenti e dei saperi che la città promana, è obiettivo strategico da consolidare e attorno a cui costruire una solida comunità proiettata verso il futuro, consapevole della sua forza e dei suoi valori.

Sono certo condividerete con me che questa strategia promozionale, questo raccontare all'Italia e al mondo i nostri valori positivi, come qualsiasi azienda farebbe per consolidare la sua presenza, viene messa purtroppo in discussione, depotenziata, quando non addirittura annullata da un gruppo di "imprenditori della paura" che, per interessi personali e politici, pensano di poter trarre profitto personale o di gruppo, dal dipingere la città a tinte ogni giorno sempre più forti.

Quando la città viene descritta come invasa da migranti, da pericolosi gruppi dediti allo spaccio, quando la città si racconta all'Italia come il luogo dell'intolleranza, quasi fosse una cittadina dell'Alabama, quando si organizzano marce dal forte sapore xenofobo, in cui qualcuno finge essere promosse dalla categoria che voi invece rappresentate con serietà, ebbene, quando tutto questo accade ed esce dalla nostre mura per entrare nei telegiornali nazionali, finisce per trasmettere un'idea e una immagine di Padova, diversamente da chi ci vive, come luogo pericoloso e inospitale.

Padova sembra diventata, a causa dell'irresponsabilità di pochi, la città simbolo dello scontro e dell'intolleranza. Questa nuova immagine rischia di provocare danni immensi non solo al turismo e alla fruizione commerciale della città ma anche alla stessa capacità attrattiva della nostra università. Parlare male della nostra città per lucrarne un vantaggio politico personale è un comportamento riprovevole, come se un'azienda, quella della paura appunto, per conquistare fette di mercato scommettesse sulla perdita e sul fallimento di tutte le altre aziende.

Sono certo condividerete che non possiamo permetterci che le attività, che oggi soffrono la pesantezza della crisi, siano costrette a subire il sovraprezzo dei danni prodotti da questi imprenditori della paura.

Per questo, come d'altra parte ho sempre fatto, continuerò a essere al vostro fianco e a quello dei commercianti ed esercenti di Padova, per promuovere la nostra città, per parlarne solo bene, per non usarla mai nello scontro politico, perché le misere beghe locali non finiscano nel tritacarne nazionale facendoci apparire come una delle città più pericolose e antipatiche. Non lo siamo e non ci possiamo permettere che qualcuno, per i propri interessi, scommetta sulla pelle dei vostri associati e della città. Semmai va promossa l'alleanza fra le persone che pensano che la città di Sant'Antonio sia un concentrato di storia, futuro e valori che va fatta conoscere al mondo. Per quella che esattamente è.

Cordiali saluti

Ivo Rossi

Padova 18 maggio 2015


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