JD Vareity 2

La città è uno stato d'animo

 Ivo ROSSI Paolo GIARETTA

LA CITTA’ E’ UNO STATO D’ANIMO

Padova tra due secoli

 

  Edizioni Rinoceronte

  Prefazione

 La Padova che ho conosciuto quando, nella seconda metà degli anni Sessanta, muovevo i primi passi nel giornalismo, nella redazione locale del “Resto del Carlino”, era una città in piedi: un po’ per scelta, molto per stato di necessità. Una realtà ancora segnata dallo sforzo della ricostruzione, ma consapevole che quella doveva e poteva essere solo una base di partenza. Orgogliosa e piena di progetti, come sempre accade a chi ha dovuto fare esperienza del poco e, nel progettare il futuro, non dimentica il proprio passato: né quello della miseria, né quello della nobiltà. Sindaco era ancora Cesare Crescente, che si avviava a concludere la lunga stagione alla guida della città, quasi assieme al suo autorevole dirimpettaio, Guido Ferro, che dall’altra parte di via VIII Febbraio reggeva l’università. Girava, all’epoca, una leggenda metropolitana riferita agli anni Cinquanta: quella che, causa la penuria di risorse per gli enti locali, gli stradini del Comune nottetempo andassero ad arretrare verso la città il cippo che segnava l’inizio della statale Valsugana, in via Annibale da Bassano, in modo da scaricare sull’Anas la manutenzione di un pezzetto in più dell’arteria, e risparmiare così qualche lira. Se non era vera, era bene inventata. Testimoniava, comunque, di un certo spirito teso a recuperare tutte le risorse possibili per ricostruire una città distrutta dalla guerra, come ancora in quegli anni Cinquanta testimoniavano macerie visibili ed invisibili. I Sessanta avevano già girato pagina, aprendo la stagione di una rinascita contrassegnata da straordinarie intuizioni e ambiziose realizzazioni: nasceva la Zona industriale, Padova era la seconda città in Italia a dotarsi di un piano regolatore affidandolo a un personaggio come Piccinato, pensando al nuovo Museo si puntava su un nome come Sacripanti, anche se poi quest’ultimo sarebbe stato sacrificato alla logica illogica dei piccoli orizzonti mediocri...

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