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Il sindaco per danneggiare l'opposizione vìola leggi e Costituzione

comune-piazzaL’ordinanza emessa dal Tar, che accoglie come fondate le motivazioni addotte dal Partito Democratico, traduce in modo straordinariamente chiaro e diretto, il senso di molte azioni amministrative del sindaco in carica: ovvero il suo porsi spesso, non solo fuori e al di sopra della legge, ma addirittura in palese violazione di principi sanciti dalla nostra carta costituzionale. 

Laddove il Tar afferma che: “deve ritenersi certamente prevalente l’esigenza di sostenere lo svolgimento di manifestazione di interesse culturale sociale e politico in quanto strettamente connessa con l’esercizio del diritto di associazione costituzionalmente garantito”, dice in sostanza che l’amministrazione di Padova non solo ha violato la legge ordinaria, ma si è posta fuori della cornice che regola la vita della nostra comunità nazionale. 

Non si tratta dunque solo di una scelta arbitraria, priva degli indispensabili criteri di imparzialità e ragionevolezza, che dovrebbero guidare le decisioni di chi si trova a capo di una città in regime democratico, ma anche di una scelta che presuppone un manifesto eccesso o addirittura abuso di potere che non può non essere sanzionato anche in sedi diverse da quella amministrativa.

Non è un caso che questa decisione (come testimoniato da fonti giornalistiche che avevano appreso la notizia prima ancora che il provvedimento fosse firmato) sia stata assunta in sede politica e successivamente fatta controfirmare a funzionario compiacente.

L’ordinanza del Tribunale Amministrativo Regionale afferma anche che la delibera assunta dalla Giunta da me presieduta, nella quale è stato approvato il regolamento comunale, aveva finalità che il Tar considera legittime e che, dunque, l’attuale decisione del Comune si pone “fuori dei presupposti soggettivi e oggettivi”. 

In sostanza, si può dire che l’amministrazione in carica, come non era mai avvenuto in precedenza, agisce come se l’istituzione fosse un soggetto privato di cui disporre a piacimento per favorire i “propri” e danneggiare gli “altri”. Ne sono testimonianza non solo i continui atti su cui il giudice amministrativo è chiamato ad intervenire per ripristinare la legge, ma anche e soprattutto le continue denunce nei confronti di cittadini e di soggetti politici, rei di non pensarla come il sindaco.

Il tutto, ovviamente, con spese a carico del Comune.

L’ordinanza di oggi, affermando che siamo fuori del dettato costituzionale, ci dice che probabilmente anche altre magistrature potrebbero essere interessate a prendere in esame le violazioni e gli abusi, oltre che gli eventuali danni erariali prodotti.

Ivo Rossi

Padova 23 gennaio 2015


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