JD Vareity 2

L’alta velocità delle parole e il binario morto delle opere

altavelocitaE' dal 1990 che i progetti e la discussione sull'alta velocità si arricchiscono di nuovi capitoli, mentre le opere sono su un desolante binario morto. Ora, a imprimere una nuova contorsione, arriva una stravagante proposta di collocare la stazione Alta Velocità a San Lazzaro, spostando in un eterno domani il momento delle decisioni condivise. L'ha comunicato Zaia all'assemblea degli industriali informandoli di aver finanziato uno studio di fattibilità per una spesa di 50 mila euro. E così riparte il circo della chiacchiera infinita, delle discussioni a vuoto senza conseguire risultati e tanto meno opere. C'è una ragione, fra le altre, che probabilmente spiega perché l'ultimo anno questa sia diventata la regola: i protagonisti provengono tutti da fuori città, con questa hanno poca dimestichezza, poco sanno di Padova e dell'idea di futuro che la città ha via via sviluppato, e dunque obbligano il mondo a fermarsi, a ripartire da zero, perdendo tempo, soldi, opportunità, energie preziose ed allontanando investitori seri che hanno bisogno di certezze e non di continui cambi di rotta.

* Interessi pubblici al servizio di quelli privati
La decisione della Regione non arriva a freddo. Scorrendo le cronache degli ultimi mesi si può meglio cogliere come siano andati saldandosi convergenze e interessi.
Protagonista appare un ex costruttore originario dello stesso Comune del sindaco, e dunque certamente dotato di un titolo essenziale in questa stagione della città. "Vengo da...", sembra diventata una parola chiave.
Le ragioni private che muovono verso la nuova proposta possono essere persino comprensibili anche se non condivisibili: possiamo infatti immaginare che chi si trova proprietario o gestore di terreni nell'area di Padova-est possa essere preoccupato per i suoi beni e per le sue aspettative future e cerchi dunque ogni possibile soluzione che gli consenta di ottenere i risultati attraverso la valorizzazione dei propri beni. Ci sta, dunque, che questi soggetti possano affidarsi a chi vanta una consuetudine con il decisore politico che potrebbe consentir loro importanti aperture di credito. Ma affinché la valorizzazione possa decollare c'è bisogno, non solo delle conoscenze, ma anche di un'idea spendibile per la pubblica opinione. Ecco, dunque, che la stazione Alta Velocità appare come l'uovo di colombo in grado di fungere da volano, non tanto dell'interesse complessivo della città, quanto dei portatori d'interesse delle aree attorno.
Che nella contigua area pubblica, negli ultimi mesi si sia immaginato, primo di fare un grande centro commerciale, poi il nuovo ospedale, poi ...., dà solo l'idea dell'improvvisazione e della confusione che regnano a palazzo Moroni e di come questo possa essere un terreno ideale per provarci.
Dunque, per prima cosa si lancia l'idea, poi si trovano i primi alleati che magari in buona fede, senza conoscere bene il problema, danno una loro generica benedizione; si agita la discussione, e siccome siamo in campagna elettorale, ecco Zaia che, fornisce un contributo per arricchire la sua propaganda e per avere un alleato in più in vista delle elezioni.

* Il tunnel che non c'è per giustificare un nuovo studio
E' interessante notare come, a giustificazione dell'intervento della Regione, si: "prevede la realizzazione di uno studio che approfondisca l'ipotesi progettuale della stazione in località San Lazzaro, in sostituzione di quella sotterranea, originariamente individuata sotto l'attuale stazione di Padova Centrale". Dunque lo spostamento a San Lazzaro verrebbe ipotizzato, come ribadito nel comunicato di Regione e Comune, per escludere la soluzione sotterranea. Insomma il presupposto che giustifica la spesa per un nuovo studio sarebbe legato all'esigenza di cambiare una costosa soluzione progettuale.
Ma questa fantomatica soluzione esiste? E' attuale? Forse esisteva all'epoca della presidenza Necci, quando i soldi pubblici scorrevano a fiumi e spesso si fermavano in tasche private anziché in opere pubbliche. Quando le Ferrovie non agivano come azienda ma come cassaforte fondata sul debito. Oggi NO.

* Il nodo intermodale e la visione della città
Agli atti di Comune e di Rfi (Rete Ferroviaria Italiana), ed è ciò che conta, il progetto prevede che l'alta velocità occupi gli ultimi due binari nord della Stazione centrale. Per intenderci quelli del lato Arcella. Lo confermano tutte le scelte che, come amministrazione abbiamo effettuato e condiviso con RFI, relative alla progettazione del nuovo cavalca-ferrovia di Borgomagno (2005), al sottopasso di via Avanzo (2012/13) attualmente in esecuzione, e al progetto per la stazione SFMR di san Lazzaro (2012/133).
C'è di più. La città ha maturato negli anni una propria visione e su questa ha organizzato le proprie scelte. La centralità funzionale della Stazione, come principale nodo di interscambio modale, ha portato al trasferimento del trasporto extraurbano da Piazzale Boschetti alla Stazione e alla sua integrazione con il trasporto urbano. Ha portato, come effetto collaterale e strategico, alla fusione fra Aps e BusItalia, operatore del ramo gomma di proprietà delle Ferrovie dello Stato, decisione che in prospettiva renderà più solido e funzionale il rapporto fra gli operatori e i servizi resi. Ha portato alla riorganizzazione del sistema stazione come punto focale del Prust arco di Giano, l'arteria che collega la zona di Padova Est allo stadio euganeo ad ovest. E potremmo andare avanti con il ridisegno dei parcheggi e della sosta attorno a Stazione e Fiera. Insomma un disegno di città, non un puzzle di volta in volta aggiustato a seconda degli interessi.

* In assenza di opere crescono le spese per studi e progetti
E sono proprio gli interessi privati i primi che possono trarre vantaggio da una programmazione di lungo periodo e di respiro delle scelte pubbliche, perché possono programmare i loro interventi e i relativi impegni finanziari. La programmazione spot, quella fai da te, è invece la modalità di approccio tipica di chi si affida alle avventure, quelle stesse che hanno alimentato il sottobosco, quella zona grigia in cui politica ed affari si sono troppo spesso confusi.
Agli aspetti programmatori, di visione globale della città se ne sommano, ovviamente, altri di natura trasportistica (messi bene in evidenza da Flavio Zanonato) che attengono ai nodi dell'intermodalità, alla natura di hub che le stazioni, così come gli aeroporti, rappresentano per le città. Da sempre le criticità della velocità e dei tempi di percorrenza ferroviari sono legati ai nodi, ovvero alle stazioni. Duplicare gli stessi finirebbe non solo a creare inutili disagi ai viaggiatori, ma anche a rallentare la funzionalità dell'intera rete.
E' dalla fine degli anni '80 che il Veneto chiacchiera senza risultati di alta velocità verso Milano, di collegamento con l'aeroporto Marco Polo e di SFMR. A tre mesi dal voto questo nuovo studio, con i suoi soldi buttati, sono la certificazione di un fallimento della sua classe dirigente (da Galan a Zaia), che il Veneto rischia di continuare a pagare anche se un bel sottobosco ne ha tratto vantaggio, come le inchieste di quest'ultimo anno hanno evidenziato. Dopo la stagione delle parole abbiamo dunque bisogno assoluto di quella delle opere, quelle vere, da Venezia e Padova. Il resto è solo un desolante binario morto.

Ivo Rossi

Padova 15 febbraio 2015


Condividi