Quando la politica invade competenze amministrative.

comune-bnLa Giunta, con la scusa dell'informazione, pretende di controllare e determinare gli atti amministrativi.

È davvero singolare la lettera (vedi documento) del 15/9/2014, inviata dal segretario generale a tutti i dirigenti del Comune di Padova, con la quale vengono dettate nuove regole in materia di rapporti fra la giunta e la struttura amministrativa, intervenendo su una materia regolata dalla legge che stabilisce, in modo puntuale, i confini fra il ruolo di indirizzo politico e il ruolo di gestione amministrativa, affidato ai dirigenti. Va da sé che tutti gli atti sono pubblici e pubblicati, in automatico, nel sito internet del Comune e visibili online.

Questo fatto garantisce da sempre sulla trasparenza e mette tutti, assessori compresi, nella condizione di essere informati e aggiornati su tutti i provvedimenti, (determine, bandi di gara, inviti alle gare, gestione del personale, ecc) che vengono assunti nel Comune di Padova. L'indicazione data dal segretario generale, al di là dell'apparente obiettivo informativo, sembra rimandare ad una esigenza di intervento diretto sugli atti, in contrasto con le norme e, in ogni caso, deresponsabilizzante nei confronti della struttura.
Appare poi davvero incredibile che gli atti debbano essere recapitati settimanalmente in cartaceo al capo di gabinetto quando gli stessi sono pubblici e visibili on line, senza contare che da anni si persegue la dematerializzazione degli atti.
La lettera merita un'attenta riflessione, anche da parte degli organi di controllo, perché la separazione delle funzioni è stata uno dei pilastri dell'azione volta a contrastare fenomeni degenerativi che avevano caratterizzato, in particolare, gli anni '90.
Come dicevo, il modello dei rapporti tra organi di natura politica e dirigenza amministrativa ha subito una radicale trasformazione a partire dagli anni Novanta.

Fino ad allora il modello esistente riservava agli organi di natura politica l'assunzione di tutte le decisioni e l'adozione dei provvedimenti anche di carattere puntuale e concreto ed in quanto tale è stato censurato dalla Corte Costituzionale per violazione del principio di imparzialità di cui all'articolo 97 della Costituzione.
Pertanto la distinzione tra indirizzo politico e gestione amministrativa è diretta conseguenza dell'attuazione dei principi di buon andamento ed imparzialità previsti dal citato articolo 97 della Costituzione.
Nella pubblica amministrazione il principio di separazione tra indirizzo politico (di competenza degli organi politici) e gestione amministrativa (di competenza dei dirigenti o dei funzionari responsabili dei servizi) ha trovato concreta attuazione per la prima volta in ambito locale con l'articolo 51 della legge 8.6.1990 n° 142, successivamente modificato dall'articolo 7 della legge 15.5.1997 n° 127 (c.d. legge Bassanini) ed infine trasfuso nell'articolo 107 del decreto legislativo 18.8.2001 n° 267 "Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali".
Successivamente, il principio è stato esteso a tutte le pubbliche amministrazioni dall'articolo 3 del decreto legislativo 3.2.1993 n° 29, trasfuso, dopo varie modifiche, nell'attuale articolo 4 del decreto legislativo 30.3.2001 n° 165 "Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche". Tale articolo espressamente prevede che "gli organi di governo esercitano le funzioni di indirizzo politico-amministrativo..." e che "ai dirigenti spetta l'adozione degli atti e provvedimenti amministrativi compresi tutti gli atti che impegnano l'amministrazione verso l'esterno, nonché la gestione finanziaria, tecnica e amministrativa mediante autonomi poteri di spesa, di organizzazione delle risorse umane, strumentali e di controllo".
Per quanto riguarda gli enti locali, il citato articolo 107 del D.Lgs. 267/2001 stabilisce che "spetta ai dirigenti la direzione degli uffici e dei servizi secondo i criteri e le norme dettati dagli statuti e dai regolamenti. Questi si uniformano al principio per cui i poteri di indirizzo e controllo politico amministrativo spettano agli organi di governo, mentre la gestione amministrativa, finanziaria e tecnica è attribuita ai dirigenti mediante autonomi poteri di spesa, di organizzazione delle risorse umane e di controllo". Specifica inoltre che tra i vari compiti attribuiti ai dirigenti, in particolare spettano loro "i provvedimenti di autorizzazione, concessione e analoghi, il cui rilascio presuppone accertamenti e valutazioni anche di natura discrezionale, nel rispetto di criteri predeterminati dalla legge, dai regolamenti, da atti generali di indirizzo, ivi comprese le autorizzazioni e le concessioni edilizie".
Diretta conseguenza di quanto appena esposto è evidente che la formulazione di pareri, di raccomandazioni o anche la formulazione di suggerimenti interessati, anche se non vincolanti, al dirigente competente all'adozione dei provvedimenti, non può essere formulata da organi politici dell'ente in quanto ciò violerebbe il principio di separazione tra poteri di indirizzo e di controllo politico amministrativo e gestione.

La buona politica ha bisogno di una buona amministrazione. Una amministrazione fatta da funzionari non subalterni o intimiditi, che rispondano alla giunta per gli indirizzi politici e alla legge per il proprio operato. Diversamente si prospettano situazioni pericolosamente imbarazzanti.

Ivo Rossi

Padova 28 ottobre 2014

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