Parco dei Colli Euganei: spezzatino di cinghiale con contorno di cemento armato

imageMessi nel mirino dal capo della lobby venatoria Berlato, il parco dei Colli Euganei sembra rivivere la stagione dei primi anni ’80, quando i cacciatori e gli speculatori edilizi la facevano da padroni. Altro che tutela e valorizzazione di uno degli ambienti più belli della nostra regione, quella era la stagione del cemento e delle doppiette titolari di un pensiero unico e padroni del campo, ostili ad ogni idea di protezione.

E oggi, leggendo le cronache, sembra di essere tornati drammaticamente indietro, un giro dell’oca senza fine, quasi una dimostrazione che le conquiste non sono mai definitive, con gli Euganei a fare da terreno di sperimentazione della demolizione degli altri parchi, dai Lessini al Po. Dietro a un problema vero quale quello degli infestanti e dannosi cinghiali, anziché combattere con strumenti adeguati la loro proliferazione, le lobby hanno imbracciato il cannone contro i parchi. 

Ricordo quando nel 1984, assieme all’amico Alberto Tomiolo, scrivemmo la prima proposta di legge regionale per l’istituzione del Parco dei Colli Euganei, territorio allora nemmeno ricompreso nell’elenco delle aree meritevoli di diventare parco. Eppure, grazie a un lavoro paziente, e a una cultura ambientalista che cominciava a farsi largo, assieme agli amici della lista dell’Orso di Este (Este per Cambiare) e a tanti altri, cominciammo a far crescere una idea che piano piano è diventata da utopia per quattro visionari, in legge. Fa sorridere ripensare a un incontro pubblico, avvenuto un sabato sera d’inverno nella palestra di Fontanafredda, mentre andava in scena Canzonissima, con i cacciatori schierati. Eppure ce l’abbiamo fatta. Nel 1989 il parco dei Colli, a dispetto delle doppiette, è diventato il primo parco istituito nel Veneto.
L’attacco di oggi è solo uno dei tanti episodi che hanno visto i cacciatori impegnati contro la tutela delle parti più belle del nostro territorio. E, sempre perché le cose non accadono mai per caso, fanno tornare alla mente l’aggressione, in questo caso fisica, avvenuta in piazza Ciceruacchio a Porto Tolle, contro la proposta di legge che negli anni Novanta avevo presentato assieme agli amici del gruppo dei Verdi, per l’istituzione del Parco del Delta del Po. Quella volta ce la cavammo grazie all’intervento della polizia che ci salvò dall’orda barbarica, e l’idea del parco, anche in quell’occasione, fu più forte dei manipoli armati di doppietta.
La proposta di questi giorni, dietro alle doppiette, probabilmente nasconde l’eterna smania cementificatrice, non a caso immediatamente sottoscritta da un ex sindaco, sul cui territorio ‘cemento selvaggio’ ha in questi anni potuto prosperare come in nessun’altra parte della provincia, il tutto nel silenzio distratto di tante associazioni, impegnate a guardare le pagliuzze padovane tanto da non vedere la foresta di cemento cresciuta nel comune il cui territorio si incunea fino a quasi il Prato della Valle.
Bene ha fatto Italia Nostra a suonare il campanello d’allarme, perché sul Parco dei Colli si gioca un’idea di futuro e di tutela ambientale che pensavamo patrimonio comune ma che ogni giorno va invece riconquistato.
La tutela di questa nostra regione passa in primo luogo attraverso la preservazione e la cura del proprio territorio, vero elemento fondante, molto più del diversivo del dialetto immaginato lingua minoritaria. E Zaia, l’uomo che in qualche occasione disse mai più cemento, ancora una volta finisce pesce in barile..., in salsa di cinghiale.

Ivo Rossi

Padova, 9 dicembre 2016

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