La lega trasloca lo Iov a Castelfranco. E Padova perde un altro pezzo di sanità e ricerca

iovHa ragione il Rettore della nostra università ad essere preoccupato e a chiedere con forza che la testa e il cuore dello Iov (Istituto Oncologico Veneto), rimangano a Padova. Ha ragione a difendere un presidio fondamentale per la nostra scuola di medicina. Purtroppo non si può non notare come in questa vicenda, essenziale per l'intera città e non solo per l'università, l'amministrazione sia assente, così come silenti sembrano associazioni di rappresentanza che in passato avrebbero immediatamente colto come la sottrazione di funzioni primarie avrebbe potuto indebolire l'intero sistema città. La regione a guida leghista, in cui batte fortissimo un cuore pedemontano e trevigiano, fa sapere che la scelta di Castelfranco rappresenta una soluzione temporanea, perché a Padova non ci sono gli spazi. 

E’ davvero paradossale venga utilizzata la questione degli spazi, considerato che il nuovo polo ospedaliero doveva rappresentare la soluzione di tutte le questioni aperte, facendo di Padova la stella polare della sanità e della medicina veneta. Il progetto sull’area di Padova ovest, la cui dimensione consentiva margini amplissimi di espansione, rispondeva a questa filosofia, a cui, alla fine, aveva acceduto anche lo stesso Zaia sottoscrivendo l’accordo di programma anche con l’università, oltre che con il comune proponente.  Ora, con la scelta della micro area di Padova est, inadeguata, oltre che mal collocata,  anche una scelta come quella di inserire lo IOV all’interno del nuovo sistema, viene resa impossibile. Per ora ad essere interessato dallo smembramento è lo Iov, ma in futuro non si può escludere che altri pesanti tagli possano riguardare il nostro sistema a favore di quella fascia pedemontana che rappresenta il cuore culturale e insediativo del leghismo nostrano. Mantoan afferma sornione che si tratta di una scelta provvisoria (era già accaduto in passato proprio in direzione Castelfranco), ma sappiamo bene come non ci sia nulla di più definitivo di scelte raccontate inizialmente come provvisorie al solo scopo di depotenziare la resistenza di chi si avverte scippato.

Forse questa vicenda meriterebbe dunque qualche riflessione in più rispetto ai soli addetti ai lavori, per evitare, come dice il mio amico Paolo Giaretta, di infilarci dentro una prospettiva di lento “declino” senza saperlo. Difficilmente potremmo dire che non sapevamo nulla e che non c’entravamo.

Ivo Rossi

Padova 9 marzo 2016

(foto: Mattino di Padova)

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