Dialogo con Paolo Giaretta sopra opere, idee di futuro, affari e affaristi

metropda Paolo Giaretta, pubblicato il 6 febbraio 2016, da Realtà padovana

Caro Ivo, hai fatto bene a ricordare ciò che scrivevi un anno fa sulla fantomatica stazione dell’alta velocità ferroviaria a San Lazzaro (http://www.ivorossi.it/sito-nuovo/la-citta/214-l-alta-velocita-delle-parole-e-il-binario-morto-delle-opere-2).

Il problema dell’epoca che attraversiamo è la sparizione della memoria nel dibattito pubblico. Calvino nelle sue Lezioni Americane più di un quarto di secolo fa (quando gli intellettuali davano gli occhiali per guardare lontano) rilevava che già allora eravamo bombardati da una nuvola di immagini che si dissolveva immediatamente come i sogni, senza lasciare traccia nella memoria. Figurarsi oggi tra post, twitter, social, multimedialità. Tanta comunicazione in cui si perde il filo di un orientamento. Del resto Jonathan Swift, il corrosivo autore dei “Viaggi di Gulliver, scriveva in un suo fortunato saggio, L’Arte della Menzogna Politica, che “vi è un punto fondamentale che distingue il bugiardo politico dagli altri esperti di quest’arte: egli necessita di breve memoria”.

Dunque un anno fa tutti a festeggiare una nuova e fantomatica stazione dell’Alta Velocità. Invece di lavorare per avere tempi e finanziamenti certi perché l’Alta Velocità arrivasse a Padova e si fermasse nell’unico luogo razionale che è l’attuale Stazione, si proponeva la coltivazione dei sogni. Il tamburo della propaganda. A servizio di chi? Non certo degli utenti delle ferrovie che si sarebbero dovuti sottoporre a improbabili peregrinazioni tra stazioni diverse. Mi sembra evidente: a vantaggio di una possibile valorizzazione di aree private. Perchè se l’Amministrazione pensava fin d’allora di collocare lì l’Ospedale, per quanto la medicina padovana sia d’eccellenza e attiri anche i foresti, difficile immaginare che l’ A.V. serva ai malati e ai loro parenti.

Credo che sia lecito domandare: va bene, non vi fidavate di ciò che scriveva Rossi, ma cosa costava schiacciare il tastino del cellulare e chiamare subito l’Amministratore Delegato delle Ferrovie? Si avrebbe avuto subito la risposta che a domanda ha dato oggi: una stazione a San Lazzaro è strategicamente sbagliata. Così il sogno si è rapidamente dissolto. “I sogni muoiono all’alba” recitava il titolo di un bel film scritto da Indro Montanelli sulla invasione sovietica dell’Ungheria. Bene, per me era un brutto sogno, però qualcheduno che ha visto il sogno realizzarsi c’è: chi ha ricevuto un incarico di 50.000 euro per fare una studio inutile.

Mi sembra anche che una volta il mondo imprenditoriale fosse un po’ più prudente. Naturalmente interessati a fare affari come è giusto, ma non si fidavano troppo delle chiacchiere dei politici e prima di esporsi facevano le loro verifiche, con le loro relazioni. Ecco, anche al mondo imprenditoriale non sarebbe costata molta fatica capire che la cosa non stava in piedi. Avrebbero evitato una figuraccia.

Ora mi preoccupo: ma non sarà che l’annunciata imminente posa della prima pietra del nuovo Ospedale ha lo stesso grado di veridicità della nuova Stazione dell’Alta Velocità a San Lazzaro? Non sarà che il nuovo ospedale, inserito in un area troppo piccola, come un abito troppo stretto, sarà costretto a lasciare in via Ospedale tutte le attuali strutture, cancellando, quando andrà bene, il solo Sant’Antonio, e obbligando lo IOV ad andare in via definitiva a Castelfranco?

Paolo Giaretta

http://www.paologiaretta.it/2016/02/stazioni-fantomatiche/

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