Nuovo ospedale. Il Tar annulla le delibere del Comune e della Regione e certifica i due anni persi

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Non si era ancora visto che chi perde una causa avanti all'organo amministrativo e si veda annullati gli atti, canti vittoria raccontando storie che nulla c'entrano con il merito su cui i giudici sono stati chiamati ad intervenire. Potremmo dire che si tratta di un classico esempio di politico bugiardo che, considerando i propri concittadini alla stregua di ingenui beoti, si concede l'ennesimo furto di verità.
Per non rimanere sullo stesso spartito della chiacchiera menzognera, provo a descrivere i fatti.
Il 2 luglio 2013 la Regione guidata da Zaia, dopo 3 anni di tira e molla, propone un accordo di programma per la realizzazione del nuovo ospedale a Padova ovest, che viene sottoscritto da Giuseppe Zaccaria per l'Università , da Ivo Rossi per il Comune di Padova e da Barbara Degani per la Provincia. Quello stesso giorno Zaia annuncia la posa della prima pietra entro un anno.

Il 5 agosto 2014, a seguito del cambio unilaterale di idea da parte del Comune, la Regione decide di revocare l'accordo di programma, invocando il cambio d'idea del Comune, nonostante lo stesso si fosse formato su un progetto condiviso fra tutti gli enti.
Nell'autunno del 2014 il soggetto privato Finanza e Progetti, che con la Regione aveva costruito l'intera ipotesi progettuale, fa ricorso al Tar in quanto la decisione della Regione e del Comune lo esclude, senza ragione, dalla realizzazione dell'opera pubblica, venendo meno ad obblighi contrattuali previsti dalle procedure di project.
La sentenza del Tar, pubblicata il 26 maggio 2015, annulla gli atti del Comune e della Regione, in quanto quest'ultima non poteva revocare l'accordo utilizzando come argomento che il Comune avesse cambiato idea, in tal modo ripristinando la situazione del 2 luglio 2013, quindi facendo rivivere l'accordo di programma e riammettendo nella procedura il soggetto privato.
Questi sono i fatti e questa è la situazione ad ora, ovvero, dopo due anni siamo tornati all'accordo del 2013. Altra faccenda sono invece le interpretazioni.
Ora, che di fronte all'annullamento delle due delibere, gli autori delle stesse possano cantare vittoria è quantomeno una sorprendente tecnica comunicativa che induce gli sconfitti, confidando nell'ignoranza altrui, ad ostentare sicurezza, ad immaginare che il ghigno possa essere visto come una forma di sorriso. A fondamento della pretesa "vittoria", raccontano a se stessi che il soggetto privato, non avendo ottenuto il risarcimento, confermerebbe le loro buone ragioni. Tesi semplicemente ridicola in quanto il TAR, annullando le delibere del Comune e della Regione che avevano generato l'esclusione del privato, di fatto riammette nel procedimento Finanza e Progetti (originariamente voluta da Zaia e giudicata dal suo sodale padovano una scelta scellerata) mettendola nelle condizioni di far valere di nuovo i suoi diritti: per questo il risarcimento in questa fase non avrebbe avuto senso, semmai potrà essere invocato in futuro a fronte di nuovi atti. Per capirci, si risarcisce solo chi viene riconosciuto abbia subìto un danno irrimediabile, non chi è di nuovo parte integrante del procedimento.
A fronte di questa situazione, il capo del MinCulPop locale che cosa sostiene? Che il Pd dovrebbe chiedere scusa, e non si capisce a chi e di che cosa. Ma, ahimè, le accuse del capo manipolo sono sempre, come direbbe Totò, a prescindere, per poter comunicare sicurezza ai suoi e accusare di tutte le colpe gli avversari.
Non contento, anche se l'argomento non è neanche lontanamente stato oggetto della decisione del Tar, sostiene che lui ha ragione perché l'area sarebbe stata giudicata sbagliata in quanto paludosa. A conferma della teoria che se uno racconta una balla all'infinito pensa che alla fine diventi vera. L'acquitrino di Padova non è certo a ovest e tutti sanno trattarsi di una colossale menzogna agitata per favorire altri interessi ben noti a Padova est, in una zona, cioè, dove il buon senso non calerebbe mai una grande struttura ospedaliera programmata per la Padova dei prossimi 50 anni.
Considerazione finale: quale potrà mai essere la credibilità di una città se quella di colui che la rappresenta è quella descritta? Quale può essere la credibilità di chi pensa che il diritto sia lo stesso usato nelle sedi leghiste per cacciare gli avversari? Una prima risposta potremo averla già domenica prossima... per poter tornare a guardare al futuro dicendoci la verità.

Ivo Rossi

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