E il convitato di pietra restò solo.

SaloneMettere a confronto alcune fra le personalità più eminenti attorno ai grandi temi del futuro della città, e della comunità che ci vive, è un "servizio" che Il Mattino di Padova* ha utilmente realizzato nel diversamente-vuoto agostano, a partire da un’importante intervista con il vescovo don Claudio Cipolla. Le diverse provenienze e appartenenze culturali e politiche hanno reso ancora più vere preoccupazioni e aspettative.
L’affresco che ne è uscito ha messo in luce alcuni aspetti di contesto che provo brevemente a riassumere.
A) E’ avvertito da parte di tutti gli intervistati, di destra o sinistra o semplicemente cittadini impegnati, la necessità di un luogo in cui la città tutta, a partire dalle sue classi dirigenti, possa confrontarsi, scambiarsi orientamenti, condividere obiettivi.
B) È emersa da parte di tutti la necessità che gli attori e tutte le istituzioni dialoghino fra di loro, consapevoli che la stagione del piccolo e bello e dei protagonisti solitari è finita, e che solo lo scambio e l'interrelazione possono produrre risultati positivi.

Nella polifonia dei contributi, si è avvertita la consapevolezza che le società improntate alla chiusura in se stesse finiscano per ridurre il vocabolario a poche espressioni, e un vocabolario povero finisce inevitabilmente per produrre pensieri conseguenti, oltretutto incomprensibili a chiunque viva la dimensione del mondo.
C) Quasi tutti hanno cercato di aggrapparsi ad alcune suggestioni che sono state accese, ma è come se tutti - e posso capirne le ragioni - avessero volutamente evitato di evocare un convitato di pietra, rappresentato dal comune che, per ruolo, strumenti a disposizione e interesse generale, dovrebbe essere il più importante stimolatore di contributi.

Questa assenza di riferimenti al luogo e al soggetto per eccellenza deputato alle politiche per il futuro (immaginando che non si tratti di semplice dimenticanza), segnala l'assenza di feeling con un ambiente diventato improvvisamente estraneo, quando non antagonista.
Ci sono stati, anche in altre stagioni, momenti di incomprensione fra istituzioni, magari figlie di competizioni politiche, ma il solo fatto che nessuno, dico nessuno, se la sia sentita di richiamare il comune alla necessità di svolgere un ruolo insostituibile, è in qualche misura il segno che qualcosa si è rotto in profondità. E pare di capire, dai pesanti silenzi che esprimono molto più di qualsiasi parola, che le ragioni che impediscono l'esercizio dal dialogo alla pari, ovviamente diverso dal monologo, non sia da attribuire agli attori intervistati. Che anzi sembrano rivendicarne la necessità.

Insomma, prima ancora del merito delle proposte o dei richiami, in alcuni casi devo dire un po' scontati e retorici quasi fino a diventare luoghi comuni, è avvertita la necessità che si apra una nuova stagione, una stagione in cui il dialogo abbia il sopravvento sul conflitto, in cui il confronto sia strumento di arricchimento dei contenuti e dunque degli obiettivi, in cui la ricerca delle convergenze e delle condivisioni prenda il posto della parola che divide, in cui la sussidiarietà nei rapporti fra i diversi attori istituzionali e sociali prenda il posto della subalternità pretesa e/o cercata attraverso l'uso spregiudicato delle pubbliche risorse, in cui le migliori idee e persone prendano il posto dei cortigiani ridotti a servitù.

Mi pare dunque di poter dire, e questo è già un bel risultato, che il primo embrione per far ripartire questa nostra città, ormai sempre più ferma e con gli occhi ormai fissamente volti al passato, si colga da parte di quasi tutti gli intervenuti.
Sarebbe importante che queste persone, proprio perché consapevoli del proprio ruolo e della responsabilità di cui sono portatori, soprattutto in quanto cittadini di questa nostra polis, diventassero la scintilla che accende il futuro, cominciassero a discuterne insieme, allargando ad altri cittadini, che oggi sembrano senza punti di riferimento. Sarebbe già un primo passo nella giusta direzione. E il convitato di pietra difficilmente potrebbe ignorare o muscolarmente contrastare…

Ivo Rossi

Padova, 5 settembre 2016

* I contributi sono stati resi da: Giuseppe Zaccaria, Antonio Finotti, Fernando Zilio, Rosario Rizzuto, Giustina Destro, Paolo Giaretta, Stefan Marchioro, Gianni Potti solo per citarne alcuni.

Leggi anche: http://www.ivorossi.it/sito-nuovo/la-citta/214-l-alta-velocita-delle-parole-e-il-binario-morto-delle-opere-2

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