E' un bel favore alle banche e... a qualche intermediatore...
Vai all'intervista su Il Mattino di Padova
"...la città in questo momento è completamente squilibrata nelle sue funzioni. Tra industriale, terziario, artigianale e commerciale: tutto è concentrato nel quadrante Est. E questo porta enormi problemi di traffico."
Il cors'Ivo - Prime diserzioni
Le dimissioni "mute" di Rodeghiero restituiscono bene il clima da caserma imposto alla giunta e ai consiglieri. Si può leggere quanto accade in due modi: a) i convitati (di pietra) non hanno nulla da dire e quindi si adeguano, b) vivono un clima di terrore e avendo paura di essere sbattuti fuori preferiscono abbassare la testa. In entrambi i casi sembra di avere a che fare con comparse buone solo per il teatrino della commedia dei pupi.
Esageratamente altro il clima che si viveva nel centro sinistra dove qualche assessore giocava una propria partita e per sollecitare il proprio ego amava alimentare il gossip giornalistico, oppure qualche consigliere che per dimostrare la sua esistenza in vita parlava contro la sua maggioranza. Non mi è mai piaciuto il clima da caserma, ma nemmeno quello in cui i giocatori non fanno gioco di squadra, o addirittura giocano a far perdere. (composizione da foto Mattino)
Il cors'Ivo - Portello a luci spente
Piazza Portello ritorna finalmente, dopo più di un anno, quella piazza che avevo immaginato e portato a trasformazione. All'insediamento dell'attuale giunta è stata subito riaperta al traffico, per dar corso ad un'insensata promessa elettorale fatta a qualche commerciante e a qualche affittacamere della zona. Obiettivo: dimostrare che le promesse si onorano. Ecco dunque che per più di un anno è stata violentata da orribili transenne, isolando la porta dal resto del tessuto. Ora, "gabbati" gli smemorati che si erano fidati delle insane promesse, ma incassati i voti, finalmente la piazza torna, o meglio potremmo dire, viene consegnata alla città. Ma per non dimostrare che si trattava solo di parole bugiarde, vengono ancora tenuti spenti i getti d'acqua e l'illuminazione a pavimento pensata per creare, in un contesto straordinario come la nostra porta più bella, la porta d'acqua, emozioni che sempre di più vediamo nelle grandi città europee.
Un'occasione di riflessione in più sul valore delle parole e degli uomini.
Una lezione che ci viene dalla nostra storia
Vai all'articolo sul Corriere del Veneto
Vai all'articolo sul Mattino di Padova
Vai all'articolo su Il Bo, il giornale dell'Università di Padova: http://www.unipd.it/ilbo/nemico-lindifferenza
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"La storia della persecuzione razziale è prima di tutto una storia fatta di parole, di liste apparentemente innocue di dati anagrafici. Ma quelle parole e quelle liste apparentemente innocue furono, sette anni dopo, la differenza tra il diritto alla vita e la condanna alla morte, racconta Manuela Dviri"
Città metropolitane, il ruolo di Venezia e l’autoisolamento di Padova
(di Ivo Rossi, Paolo Giaretta, Giorgio Santini) Dopo anni in cui si invocavano le riforme senza farle, è in atto nel Paese una profonda trasformazione istituzionale destinata a cambiare il nostro stesso modo di percepirci e, per certi aspetti, la nostra identità simbolico/territoriale. E, fatto davvero singolare, questo sta avvenendo senza che nell’opinione pubblica e anche fra le classi dirigenti vi sia la necessaria consapevolezza.
Le vecchie Province, venendo meno l’impianto napoleonico ereditato dall’unità d’Italia, sono destinate a perdere rango costituzionale, sostituite, per alcune funzioni, da “enti di area vasta” immaginati come strumenti di supporto amministrativo dei Comuni, soprattutto di quelli più piccoli. In definitiva si stanno trasformando in un ente chiamato a svolgere un ruolo di servizio. Proprio la scomparsa delle Province rende ancora più rilevante la contestuale nascita delle Città Metropolitane (queste sì dotate come i Comuni del rango costituzionale) che, però, rispetto al passato dei vecchi enti più che al territorio, come ambito di riferimento, hanno come mission lo sviluppo. Le città metropolitane, così come la legge le ha definite sono chiamate a concorrere alla crescita nazionale, a diventare i motori di sviluppo del sistema Italia, mettendo fine, a venticinque anni dalla legge 142/90, alla estenuante stagione delle tante quanto inutili chiacchiere.
È accaduto a Padova, e i protagonisti eravamo noi
Manuela Dviri Norsa, padovana d’Israele, nel suo bel libro, Un mondo senza noi, ed. Piemme, 2015, parla della sua famiglia e anche di noi, della nostra città.
Racconta dei suoi lontani parenti venuti dall'antica Ragusa (ora Dubrovnik), di ciò che accadde nel 1938 con la promulgazione delle leggi razziali, fino al 1945, alla liberazione e infine alla sua partenza per Israele.
E’ un racconto che in qualche modo ci riguarda: attraverso le ricerche e le testimonianze dei suoi parenti, dalle finestre della casa di via Manin, Manuela ci fa riflettere sul nostro conformismo, sui silenzi del mondo della cultura e della borghesia padovana, su quel girarsi dall’altra parte per convenienza e quieto vivere che hanno caratterizzato quegli anni drammatici, culminati con le deportazioni e con la morte di milioni di ebrei, soldati, rom, omosessuali, handicappati.
(foto: La visita del Duce a Padova, 1938. Da 'Padova. Una storia per immagini, a cura de Il Mattino, La Tribuna, La Nuova)
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