La città
La svolta del porto di Trieste e il necessario profilo per la presidenza dell'interporto di Padova
di Ivo Rossi
Nelle prossime settimane i soci di Interporto sono chiamati a designare il nuovo Presidente. Si tratta di una scelta di grande delicatezza, in considerazione non solo dell’importanza crescente della logistica ma anche e soprattutto in relazione ai cambiamenti economici e geopolitici in atto a seguito della guerra scatenata dalla Russia contro il popolo ucraino e alla pirateria degli Houthi armati da Teheran.
Ragioni che dovrebbero indurre i soci pubblici a orientarsi verso figure di altissimo profilo e prestigio, a partire dal possesso di solide competenze in materia di economia dei trasporti e dalle necessarie relazioni internazionali. Se in passato ci si poteva accontentare del fai da te domestico,
In ricordo di Maurizio Mistri
di Ivo Rossi
Intervento pronunciato durante la cerimonia dell'alza bara nel cortile antico del Bo
Siamo qui oggi per rendere omaggio a un amico, ad un intellettuale appassionato della cosa pubblica, a un uomo che ha saputo unire l’amore per la scienza al servizio verso la politica, in particolare a quella della nostra comunità cittadina e del veneto. Lo ha fatto mettendo a disposizione le sue competenze scientifiche, calandole dentro la dimensione della vita e dei suoi conflitti. In una stagione, come quella che stiamo vivendo, in cui si evoca il civismo come virtù altra rispetto alla politica, Maurizio è stato espressione di un civismo ante litteram, che riconosceva e rispettava il ruolo della politica. Civismo autentico, mai esibito, che si sporcava le mani ben sapendo che se ci si occupa della polis si esercita la forma più alta di servizio.
Auditorium per la musica: Banca Intesa e quel dovere “morale” verso la città
di Ivo Rossi
La riapertura del dibattito sull’auditorium per la musica corre il rischio, anche per l’estemporaneità con cui si è manifestato, di seguire uno spartito in cui la musica rischia di essere un accidente anziché all’origine della domanda di un tempio adeguato. Se togliamo la meritoria opera di grande direttore d’orchestra quale è stato l’indimenticato maestro Claudio Scimone e, in epoca più recente, quella di Paolo Giaretta, che nella sua qualità di vice presidente dell’Orchestra di Padova e del Veneto l’ha portata al quarto posto nazionale tra le istituzioni concertistico-orchestrali, non sembra che la produzione musicale goda in città di quel sostegno e attenzione che sarebbero necessari, ancorché doverosi, verrebbe da dire, almeno pari a quella per eventi e spettacoli musicali dal valore assolutamente effimero.
Le elezioni e il futuro del lavoro e dell’impresa nella città di domani
Le campagne elettorali, tanto più quelle amministrative, sono da sempre momenti in cui le città fanno il loro punto nave e tracciano nuove rotte. In cui la dialettica e il pensiero critico contribuiscono ad alimentare visioni nuove. Così è nata più di nove secoli fa quella embrionale democrazia che ha attratto, per la libertà che si respirava sotto ai nostri portici, quegli studenti e professori in fuga da Bologna che nel 1222 hanno dato vita alla nostra università.
Ce l’ha ricordato il prof. Carlo Fumian nella sua bellissima prolusione per gli 800 anni dell’Università di Padova, parlando della più alta forma di libertà: “quella di apprendere, parlare e discutere secondo coscienza… perché se le acque della verità non finiscono in un moto perpetuo, si corromperanno nella palude fangosa del conformismo e della tradizione”. La dialettica, necessaria per evitare la palude fangosa del conformismo, è sempre stata una caratteristica della città e in particolare del centro sinistra, un approccio che riflette un pensiero creativo e dinamico che prova a interpretare gli scenari di domani.
Sul futuro di Padova
D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda
Italo Calvino
Le città sono organismi fragili, delicati e allo stesso potenti. Sono i luoghi in cui le persone con le loro passioni e le loro opere, nel trasformare le pietre, definiscono la “personalità” della città. Sono le persone a generare quell’effetto-città che distingue una realtà da un’altra. La città è contemporaneamente individualità e molteplicità, è un luogo della mente che esiste in quanto trasmette sentimenti, restituisce identità, definisce il senso di appartenenza e identificazione nei luoghi. La città si può amare se ci fa sentire partecipi di un destino comune. Una sfida che ci riguarda.
Sommario: Il Piano nella stagione del pensiero breve - Il Piano degli interventi - PaTreVe, il cuore del Veneto centrale - La via Emilia e la statale 11 Padana superiore - Dai fallimenti istituzionali, la ricerca di nuove strade - La Grande Padova: il Progetto di legge regionale n. 305/1993 di istituzione del Comune denominato “Città di Padova” mediante fusione dei comuni - La Comunità Metropolitana di Padova - PATI e della cattiva abitudine di cambiare la pianificazione à la carte - Quale mestiere immagina di fare Padova nel futuro? - Le sfide della pandemia - I caratteri del Piano - Le parole del Piano e i nodi politici - Il nuovo ospedale per la città della salute globale - Uso consapevole del suolo e sicurezza territoriale - Rigenerazione e qualità urbana - La rigenerazione urbana e la città pubblica e policentrica - Forestazione urbana e corridoi verdi e blu - Mobilità sostenibile e attrattività del centro storico - Economie in cerca di città: Università, ricerca, sanità e servizi. Appendice: Padovasmart
Tram, è stata la “mano di Dio”
Al via la consultazione dei cittadini sul progetto della linea del Tram da Vigonza a Rubano
Opere e progetti che partono da lontano, coltivati da più amministrazioni che in epoche non sospette hanno saputo immaginare un futuro sostenibile della città e della sua mobilità. Intuizioni visionarie e buone pratiche che, a distanza di anni, consentono alle comunità che hanno saputo dotarsi di progetti di trovarsi pronte ai crocevia della vita politica e amministrativa. Ora è finalmente arrivato il momento di raccogliere i frutti e di ripartire con slancio.
Opere che la città ha metabolizzato superando ostilità politiche e ostacoli, figlie di una incomprensibile e sterile cultura dei conflitti che hanno caratterizzato, su questa come su altre vicende (si pensi al nuovo ospedale) il centrodestra padovano dai ristretti orizzonti.
Flavio Zanonato: l'ospedale e la disabitudine al dibattito pubblico
Mi fa piacere vedere il grande interesse testimoniato dalla grande presenza, che sarebbe sicuramente stata maggiore in una sala più grande e senza il problema del Covid.
Credo sia sicuramente un omaggio al lavoro di ricostruzione della storia del “nuovo ospedale” da parte di Ivo Rossi, un riconoscimento - vorrei dire un risarcimento - per il lavoro che ha fatto nella sua attività di amministratore, ed è anche, come ha detto poco fa Paolo Giaretta, la testimonianza di un’enorme voglia di tornare a discutere delle vicende della città e di tornare a discutere in generale. Va sottolineato che l’assenza di dibattito sui temi della città precede l’avvio dell’epidemia.
Noi viviamo ormai da molto tempo, non solo su scala cittadina ma anche su scala nazionale, in assenza di dibattito.
Non c'è più un'opinione pubblica che si informa, che conosce i fatti, che si forma un autonomo giudizio. Ci sono molti esempi. Pensate: a livello nazionale, se voi leggete i giornali o seguite i telegiornali di questi giorni, si parla di due cose: No VAX e ddl Zan, del resto i media si occupano pochissimo.
Eppure - per dirne una - in Italia sta sparendo l'industria del bianco, dell’elettrodomestico, l'industria delle lavatrici, dei frigoriferi, della lavastoviglie, aziende intere si stanno ridimensionando e spesso trasferiscono la loro produzione in alti paesi. Di tutto questo i media si occupano in modo svogliato e solo in presenza della crisi finale, come l’ACC di Mel, o la situazione drammatica della Whirlpool. Andrebbe fatta - a monte - una riflessione su come funziona il sistema informativo. E questo nodo riguarda anche la vicenda dell’ospedale a Padova.
Dieci tesi sull'era post-pandemica .... con il virus ancora in mezzo a noi.
”Dopo l’emergenza. Dieci tesi sull’era post-pandemica”.
A cura di Giuseppe Zaccaria e con contributi di Carlo Fumian, Daniela Lucangeli, Paolo Possamai, Maria Chiara Carrozza, Ivo Rossi, Luca Illetterati, Paolo Giaretta, Laura Bazzicalupo, Stefano Vella e Francesco M. De Sanctis.
Pierluigi Matteraglia, il polo della salute e la scelta delle aree
A commento del libro su: L'odissea dell'ospedale nuovo in Padova, l'intervento dell'architetto Pierluigi Matteraglia
IL POLO DELLA SALUTE DI PADOVA: PROGETTO URBANO E PROCEDURE AMMINISTRATIVE
Un policlinico universitario di rango internazionale, come quello pensato per Padova il cosiddetto Polo della Salute, stabilisce relazioni ragguardevoli col contesto urbano nel quale si colloca. Le funzioni di rango metropolitano di una città (cioè quelle che forniscono beni e servizi per un territorio più vasto come il Polo della Salute di Padova est) tendono per loro natura a stabilire relazioni di prossimità e quanto più forte è questa relazione, tanto maggiore diviene l’effetto città (che è la capacità di attrarre funzioni e persone di rango inferiore).
Questo perché la città è come un organismo dotato di inerzia propria che tende alla riproduzione di sé stessa rafforzandosi.
Questa impostazione ovvero quella di tener conto dell’effetto città, ha guidato i miei studi urbanistici e ambientali per il Polo della Salute di Padova dal 2006 ad oggi. Ma ammesso che tali studi siano risultati attendibili e condivisibili, è accaduto che in questo arco di tempo col succedersi delle Amministrazioni, la scelta del sito del 2006 è cambiata tre volte con l’Amministrazione Bitonci e due volte con l’Amministrazione Giordani senza che a supporto di questa fossero stati eseguiti altrettanti studi e approvazioni come quelli del 2006 che sono stati approvati dalla Regione Veneto, dalla Provincia e dal Comune di Padova e dai 13 Comuni del PATI Metropolitano.
Discutendo del libro sull'odissea del nuovo ospedale: gli interventi di Giuseppe Zaccaria e Paolo Giaretta
di Giuseppe Zaccaria
Nel titolo del libro di Ivo Rossi che oggi presentiamo, l’aggettivo nuovo assume un sapore involontariamente comico e grottesco, se solo si pensa che si comincia a parlare di nuovo ospedale di Pd agli inizi degli anni Duemila, dando avvio ad un’eterna partita e ad un’incredibile vicenda che a tutt’oggi non si sa prevedere se e quando potranno avere fine.
Ma purtroppo questa non è soltanto una vicenda di storia locale: essa mostra invece esemplarmente il destino di molte, troppe opere pubbliche nel nostro Paese, quello di una casualità degli esiti, dopo decenni di chiacchiere nebulose e inconcludenti, di piccoli conflitti cittadini basati sul nulla, di colpevoli tergiversazioni, nei quali le idee e gli obiettivi della buona politica via via si perdono per strada in un immobilismo imbarazzante, mentre il punto di equilibrio finale, se non si conclude nella completa paralisi dei progetti, è frutto di rassegnazione ed è il risultato di una serie più o meno fortuita di coincidenze.
Rassegna fotografica e video della presentazione del Libro - 28 ottobre 2021
Il dibattito in occasione della presentazione del libro: L'odissea dell'ospedale nuovo in Padova - Il risiko degli interessi e la subalternità della politica
https://www.facebook.com/ivo.rossi.92/videos/1243153156110116
https://www.facebook.com/gruppotv7/videos/507368757275919/
In occasione della presentazione il ricavato della vendita del libro è stato integralmente devoluto alla ONLUS - Medici con l'Africa CUAMM
L'odissea dell'ospedale nuovo in Padova - Il risiko degli interessi e la subalternità della politica. Le recensioni
Paolo Giaretta: "Non è che si possa assistere ad un lento degrado. Anche se c'è chi si accontenta, esiste in città una opinione pubblica più esigente"
di Paolo Giaretta
Caro Ivo,
ti ringrazio per le riflessioni che hai fatto in margine ad una intervista estiva richiestami dal Gazzettino in cui un po’ provocatoriamente sostenevo che visto che in Fiera si sta pensando di collocare un po’ di tutto, lì si sarebbe potuto fare un Teatro Nuovo ed il Verdi tornare ad essere a tempo pieno il luogo della musica, così come lo avevano pensato i padovani dell’800, che difatti lo intitolarono a Giuseppe Verdi (vivente). Provocazioni, appunto. Lasciamo stare la retorica della presunta autorevolezza che del resto bisogna conquistarsi ogni giorno e andiamo a due questioni veritiere.
La prima riguarda il destino della Fiera.
Giaretta chi? Il teatro, la Fiera e l’eclissi del dibattito pubblico
di Ivo Rossi
Qualche giorno fa Paolo Giaretta, uno dei più autorevoli esponenti del centro sinistra padovano, è intervenuto ponendo temi - auditorium, nuovo teatro, destinazione della fiera, eccesso di funzioni concentrate nel quadrante nord est della città - di grande rilievo per il futuro della città e della sua recuperata vocazione culturale. Qualche mese prima lo stesso presidente del Teatro stabile del Veneto, Giampiero Beltotto, aveva indicato, inascoltato, un approccio analogo, segno che chi produce cultura in città, dalla musica al teatro, avverte nuove domande e si rende interprete di possibili soluzioni all’interno di un disegno della città e delle sue funzioni nobili.
Padova per l'equità fiscale e l'autonomia finanziaria dei comuni. La riforma del catasto per non pagare più di tutti
di Ivo Rossi
Ritorno sul tesoretto di 37 milioni di euro restituiti al Comune di Padova a seguito della sentenza del Consiglio di Stato e sull’importanza che il Comune, oltre a investire bene i soldi evitando la dispersione in mille rivoli, si renda interprete nazionalmente di un’iniziativa vòlta all’equità territoriale della tassazione sugli immobili e sulla conseguente rimodulazione delle aliquote. Questa iniziativa politica, come bene evidenziato da Il Mattino di Padova del 31 agosto, è tanto più utile in quanto l’attuale situazione produce una molteplicità di effetti distorsivi anche su altre imposte, a partire da quella di Registro, e con effetti negativi anche sui valori ISEE.
Autonomia e solidarietà, 37 milioni restituiti ai cittadini di Padova. L'obiettivo dell'equità fiscale anche fra i comuni
di Ivo Rossi
La sentenza con cui il Consiglio di Stato ha riconosciuto le buone ragioni del Comune di Padova, in ordine all’entità abnorme del prelievo operato dallo Stato quale contributo a favore del fondo di solidarietà comunale, è sicuramente motivo di legittima soddisfazione da parte del sindaco che vede finalmente restituiti circa 37 milioni di euro pagati dai cittadini contribuenti padovani. La questione, oltre alle ritrovate possibilità di spesa, merita però una riflessione più ampia e di ordine generale, che rimanda in primo luogo alle capacità fiscali dei singoli comuni (ovvero quanto possono incassare dal gettito tributario proprio), al rapporto fra le entrate fiscali e i fabbisogni finanziari necessari per l’erogazione dei servizi ai cittadini e, infine, alla solidarietà territoriale che deve intervenire per garantire anche ai cittadini dei comuni con minori entrate un livello di servizi standard.
Grazie Giotto per aver accettato di dipingere a Padova.
La cappella di Giotto e il ciclo degli affreschi trecenteschi sono da oggi patrimonio dell’umanità. Questa è una bellissima giornata per Padova. Felice per aver contribuito nel maggio 2014 affidando l’incarico per l’avvio dell’istruttoria e per la redazione della proposta tecnica a cui sono seguiti i primi incontri con tutti i soggetti coinvolti. Oggi si corona un sogno a cui hanno lavorato in molti e in cui alcuni hanno creduto. E in una giornata così anche le omissioni, le cadute di stile e di classe passano in secondo piano. Al massimo certificano la statura degli uomini.
I significati flessibili delle parole tutela e conservazione nella città patrimonio Unesco. Castello del Catajo e mura cinquecentesche nella sentenza del Consiglio di Stato
Oggetto: richiesta estensione vincolo indiretto alla cinta muraria cinquecentesca e al sistema bastionato della città di Padova, già sottoposta a vincolo diretto con DM P.I. del 26 maggio 1928
Considerato che l’Articolo 45, del D.lgs 22 gennaio 2004, n. 42, in materia di tutela indiretta di bene vincolato, stabilisce che: “Il Ministero ha facoltà di prescrivere le distanze, le misure e le altre norme dirette ad evitare che sia messa in pericolo l'integrità dei beni culturali immobili, ne sia danneggiata la prospettiva o la luce o ne siano alterate le condizioni di ambiente e di decoro”;
considerato che a soli venti metri dal piede delle mura cinquecentesche della città di Padova, l’azienda ospedaliera sta predisponendo un progetto per la realizzazione di un nuovo edificio pediatrico dalle dimensioni rilevantissime (lunghezza 97,50 metri, profondità 34,98 metri, altezza 40 metri), che determinerebbe l’alterazione irrimediabile della residua percepibilità di uno dei beni più rilevanti della città, compreso il bastione Cornaro, che ancorché alterato dalla presenza della clinica neurologica di prossima dismissione e trasferimento nel nuovo polo ospedaliero in zona San Lazzaro, rappresenta uno dei più straordinari esempi di manufatto difensivo, opera dell’architetto Michele Sanmicheli;
considerato che l’intervento edilizio non solo altererebbe in via definitiva la percezione delle mura, ma allo stesso tempo risulterebbe compromesso il rapporto fra le mura e il delicato tessuto del prezioso centro storico di Padova;
considerato che la giurisprudenza ha precisato che il vincolo indiretto concerne la c.d. cornice ambientale di un bene culturale (cfr. Cons. Stato, IV, 9 dicembre 1969, n. 722; VI, 18 aprile 2011, n. 2354), dal che ne deriva che non è il solo bene in sé – nel caso di specie le Mura rinascimentali di Padova - a costituire oggetto della tutela, ma l’intero ambiente potenzialmente interagente con il valore culturale, che può richiedere una conservazione particolare;
considerato inoltre che il vincolo indiretto è da intendersi quale strumento atto a consentire di comprendere l’importanza dei luoghi in cui gli immobili tutelati dal vincolo diretto si inseriscono mediante la loro conservazione pressoché integrale (Consiglio di Stato, Sez. VI, 26 maggio 2017, n. 2493);
La città e la sua università: ottocento anni insieme. La sfida dei candidati rettore
di Ivo Rossi
1218, 1222, 1231, 1235: diciassette anni che condensano la nostra identità più profonda, in cui si edificano i monumenti destinati a celebrare le virtù civiche, le libertà d’insegnamento e la religiosità di una comunità che a 800 anni di distanza continuano, non solo a raccontare la città, ma ne determinano la stessa immagine.
Il prossimo anno ricorreranno gli ottocento anni dalla fondazione della nostra Università, un’occasione dall’altissimo valore simbolico per il rettore che uscirà dalle urne del Bo nelle prossime settimane. A lei/lui spetterà l’onore di celebrare una delle più prestigiose istituzioni del Paese e allo stesso tempo di tracciarne le traiettorie per il futuro.
Le ultime settimane di campagna elettorale, fino ad oggi necessariamente tutta interna alle prospettive di autogoverno di un organismo decisamente complesso, probabilmente saranno occasione per anticipare come i candidati interpreteranno questo tornante della secolare presenza e per indicare come immaginino il coinvolgimento della città tutta.
Il dibattito sul futuro di Padova ospitato sulla rivista Galileo.
La nuova pediatria e gli obiettivi del centro sinistra per i bambini e la tutela delle mura
di Ivo Rossi
Il centro sinistra di governo così indicava la prospettiva del nuovo polo ospedaliero. “….Questa situazione di congestione edilizia è stata all’origine del fallimento della prevista realizzazione di una nuova torre pediatrica. La priorità della cura, in particolare dei bambini, non può più essere messa in forse a causa dell’intestardimento dei pochi che pensano ancora di realizzare pediatria a ridosso del sistema bastionato. …… Sarà cura dell’amministrazione ... realizzare la nuova struttura e mettere il primo tassello del nuovo polo ospedaliero della Padova 2020.”
Addolora tornare a leggere gli accorati appelli dei medici costretti ancora una volta a chiedere che si realizzi la nuova clinica pediatrica per mettere fine alle sofferenze dei bambini e alla incivile condizione dei loro famigliari.
Così come fa una certa impressione veder malamente apostrofare chi manifesta la propria preoccupazione (da Siviero a Armano, da Cacciari a Spigai, e altri) per le ferite consumate e per quelle future imposte, con un edificio monstre, ad uno dei più preziosi patrimoni storico-culturali della città, quella cinta muraria che da cinque secoli è custode e simbolo dell’identità di Padova.
Pediatria e quel volume abnorme sulle mura cinquecentesche
di Ivo Rossi
Senza sentire il dovere civile di spiegare e motivare quali impedimenti vi sarebbero alla realizzazione della pediatria nell’area del nuovo ospedale - anziché sulle mura cinquecentesche - si confida, più che sulla convinzione, sullo sfinimento e la rassegnazione dei cittadini.
Se credessimo agli spiriti, la vicenda della nuova pediatria potrebbe apparire come segnata da una sorta di maledizione. Ogni volta che qualcuno prova a metterle radici nel vallo delle mura cinquecentesche, ogni volta quelle stesse mura, nate per la difesa della città dai nemici, sembrano respingerla. Era già successo ai primi degli anni Duemila e si sta ripetendo nuovamente in questi mesi.
Per questo bene ha fatto la rivista Galileo, sempre attenta alle grandi questioni urbanistiche della città, a promuovere un dibattito attorno al tema sollevato dall’appello di molti studiosi (1), a partire da Vittorio Spigai, Enzo Siviero, Elio Armano e sottoscritto anche da Massimo Cacciari.
L'impronta del rettore Giuseppe Zaccaria nella universa universis patavina libertas
di Ivo Rossi
A pochi mesi dal voto per le elezioni del nuovo rettore, chiamato a guidare l’Università di Padova a ottocento anni dalla sua fondazione, è da poco uscita la pubblicazione sul rettorato di Giuseppe Zaccaria che riannoda, attraverso un appassionato racconto, i sei anni vissuti al Bo dal 2009 al 2015.
In una stagione caratterizzata da tagli generati dalla crisi economica e dall’avvio della più vasta riforma dell’assetto organizzativo, Zaccaria, al timone di una delle più importanti comunità universitarie, descrive senza reticenze le non poche difficoltà incontrate durante la sua gestione. Difficoltà che, come lui ricorda, si trasformarono anche in opportunità di innovazione.
Il titolo del volume, Lasciare un’impronta (Marsilio editore), rimanda a una duplice lettura: quella di chi assume la responsabilità della guida di un’istituzione e nello svolgere il servizio lascia un segno destinato a diventare preziosa eredità per chi gli succederà, e la forza che, di quelle tracce, rimarrà nel giudizio non solo della comunità accademica ma dell’intera città, in una sorta di passaggio dalla cronaca alla storia.
Rivista "Galileo" nr.249 - Collegio Ingegneri Padova
La rivista del Collegio degli Ingegneri di Padova "Galileo", nel numero 249 pubblica un articolo (pag. 30) su alcune riflessioni sul futuro di Padova e il suo Piano degli Interventi.
Per il download della rivista: https://www.collegioingegneripadova.it/images/pagine/rivista/249-galileo.pdf
Sul futuro di Padova
D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda
Italo Calvino
Le città sono organismi fragili, delicati e allo stesso potenti. Sono i luoghi in cui le persone con le loro passioni e le loro opere, nel trasformare le pietre, definiscono la “personalità” della città. Sono le persone a generare quell’effetto-città che distingue una realtà da un’altra. La città è contemporaneamente individualità e molteplicità, è un luogo della mente che esiste in quanto trasmette sentimenti, restituisce identità, definisce il senso di appartenenza e identificazione nei luoghi. La città si può amare se ci fa sentire partecipi di un destino comune. Una sfida che ci riguarda.
Sommario: Il Piano nella stagione del pensiero breve - Il Piano degli interventi - PaTreVe, il cuore del Veneto centrale - La via Emilia e la statale 11 Padana superiore - Dai fallimenti istituzionali, la ricerca di nuove strade - La Grande Padova: il Progetto di legge regionale n. 305/1993 di istituzione del Comune denominato “Città di Padova” mediante fusione dei comuni - La Comunità Metropolitana di Padova - PATI e della cattiva abitudine di cambiare la pianificazione à la carte - Quale mestiere immagina di fare Padova nel futuro? - Le sfide della pandemia - I caratteri del Piano - Le parole del Piano e i nodi politici - Il nuovo ospedale per la città della salute globale - Uso consapevole del suolo e sicurezza territoriale - Rigenerazione e qualità urbana - La rigenerazione urbana e la città pubblica e policentrica - Forestazione urbana e corridoi verdi e blu - Mobilità sostenibile e attrattività del centro storico - Economie in cerca di città: Università, ricerca, sanità e servizi. Appendice: Padovasmart
Altro...
Lo "sviluppo scorsoio" di Padova est al bivio della pandemia
Le recenti polemiche, seguite alla richiesta di apertura di un nuovo centro commerciale Aspiag/Despar a Padova est, riaccendono i riflettori sulla visione della città, sulle trasformazioni urbanistiche, sugli interessi in gioco sulle aree e su come la crisi del 2008, e quella in corso creata dalla pandemia, trasformino le aspettative degli investitori e rimandino al ruolo regolatore e stimolatore delle istituzioni pubbliche.
Il Tram s'è fermato al pronto soccorso
Mi sono più volte chiesto se nell’attuale clima politico - ma esiste un clima politico adatto? - l’esercizio di un pensiero critico, tanto più se indirizzato verso l’azione di un governo amico, possa danneggiare l’amministrazione. E’ una domanda che rimanda non solo alla libertà che il pensiero critico presuppone, ma anche - e molto dipende dallo spirito con cui questo viene espresso - all’aiuto indiretto che un punto di vista diverso può introdurre nelle valutazioni e nell’eventuale riconsiderazione dei fatti.
La sfida delle città nel post pandemia: come cambieranno il lavoro, i servizi alla persona, le politiche urbane
AcegasApsAmga: necessario un grande dibattito pubblico sul futuro dei servizi di Padova
Con la decisione del Consiglio di amministrazione di Hera di promuovere una manifestazione d’interesse verso la nascente multiutility di Verona e Vicenza - con la puntuale messa in gioco degli assetti di AcegasApsAmga e la prefigurazione dei nuovi equilibri di governance- sembrerebbe concludersi in modo contraddittorio e perdente per il Veneto e purtroppo tanto più per Padova, una stagione di aggregazioni caratterizzata da spinte connotate dal tradizionale campanilismo veneto. Sta accadendo per le multiutility quello che in parallelo avviene per le Fiere ed è già avvenuto con le banche, dove in assenza di una visione strategica da parte della Regione, unita alla tradizionale incapacità di dar forma a quel “fare sistema” tante volte invocato, le più significative realtà pubbliche sono diventate terreno di conquista coloniale.
Le città nell'era post-pandemica
I lunghi mesi di lockdown, effetto indiretto di un virus sconosciuto ma non inatteso, stanno incidendo in profondità nelle nostre relazioni sociali ed economiche e nella nostra percezione dell’ambiente e dello spazio in cui la vita si svolge. La dimensione spettrale delle città, ridotte a vuote quinte di palcoscenico, rimarrà probabilmente nella memoria di questi mesi in cui il fluire della vita è temporaneamente scomparso dallo spazio pubblico. La domiciliazione coatta a cui siamo stati obbligati ci ha costretti a guardare e interpretare lo spazio - quello privato e quello pubblico - con occhio diverso, scoprendo angolature inaspettate e spesso sorprendenti.
Il distanziamento spaziale, come nuovo metro delle relazioni interpersonali, ha ulteriormente ridisegnato gli spazi della socialità nello spazio pubblico.
Bussole e agende per la città e l'Università
I diari di bordo del direttore del Mattino, giorno dopo giorno, stanno assumendo sempre più l’aspetto di una bussola per una possibile agenda della città futura. Nel suo interrogarsi su come saranno le nostre città e le nostre Università, dopo la scoperta della didattica a distanza e sull’eventuale estensione di questa modalità anche nel futuro, anticipa questioni che investiranno una molteplicità di aspetti: dalla trasmissione del sapere, agli effetti sulla vita sociale e sull’economia, a quelli sulle politiche urbane e immobiliari e alla stessa trama organizzativa delle politiche urbane. Si tratta di un richiamo alla politica a guardare oltre lo scoglio dell’emergenza - politica oggi obbligata a confrontarsi con problemi, talvolta drammatici, di categorie costrette a fare i conti con linee guida e plateatici - per rendersi interprete della città futura e governarne il percorso.
Ospedale e Tram e la natura antropologica dei conflitti
Sul nuovo ospedale la parola passa al consiglio comunale. Un momento importante che, seppur condizionato dal coronavirus, avrebbe meritato una celebrazione solenne. Si tratta di un esito che arriva sette anni dopo il primo accordo di programma, e il suo convulso dispiegarsi e la contraddittorietà dell’esito, ricordano la tormentata vicenda che ha portato alla realizzazione del Tram. Nuovo ospedale e Tram: sono storie che raccontano purtroppo la strumentale pochezza di molti conflitti cittadini.
Sul trasporto pubblico Padova non può chiudersi dentro le mura. Necessario pensare in grande
Ci sono cose che uno non vorrebbe mai leggere, soprattuto se sembrano gettare al vento - dopo anni di discussioni e buoni propositi - la tanto attesa integrazione del trasporto pubblico, soprattuto nella cintura metropolitana della città. Per questa destano stupore e sconcerto la decisioni dell’amministrazione comunale di uscire dall’autorità di governo del trasporto pubblico della provincia di Padova.
Palazzine con vista su Giotto. Cosa direbbe Dario Fo?
Se l’amico Mario Liccardo e l’Associazione La Specola delle idee, notoriamente attenti ed equilibrati nelle loro uscite pubbliche, si sono sentiti in dovere di sollevare il problema relativo al futuro urbanistico delle palazzine di piazzale Boschetti, parlando addirittura di “operazione speculativa, penalizzante per il centro storico”, può significare solo una cosa: l’adesione e il sostegno ad una amministrazione amica trovano un limite insuperabile nelle decisioni che lasciano troppi margini di dubbio.
E nel caso dello scambio fra aree in via Canestrini e le palazzine del Boschetti, secondo l’associazione, sarebbero molte le elargizioni ai privati, in primo luogo un garage interrato con riduzione di una corsia della trafficatissima via Trieste, la realizzazione di un nuovo fabbricato e la concessioni di destinazioni urbanistiche decisamente troppo sbilanciate verso il privato.
Dell’ospedale ‘nuovo’ dal ‘400 al 2020
“Siamo come nani sulle spalle di giganti - ci ricorda Bernardo di Chartres - così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane, non certo per l'acume della vista o l'altezza del nostro corpo, ma perché siamo sollevati e portati in alto dalla statura dei giganti.”
Il lunghissimo itinerario della scuola della medicina padovana con i suoi secoli di scoperte e di storia, mostra come anche i successi, nel contrasto all’epidemia da Coronavirus, poggino su una sapere che si è via via stratificato, generando una cultura e una sapienza medica, che consentono di vedere più cose e più lontano.
Le fondazioni bancarie e il ruolo a sostegno delle famiglie e delle imprese: se non ora quando?
Scorrendo le cifre rese note dalla Fondazione Cariparo, che segnalano un incremento del patrimonio netto oltre i due miliardi di euro e un avanzo di oltre 200 milioni, non si può non pensare come questo risultato, che certifica un rendimento dell’11,5% , sia frutto di una accorta gestione che merita indubbiamente il plauso. Ma proprio in virtù dell’ampiezza del risultato, considerato il tempo eccezionale che stiamo vivendo, appare inadeguato l’incremento delle erogazioni: da 48 a 55 milioni di euro.