Padova per l'equità fiscale e l'autonomia finanziaria dei comuni. La riforma del catasto per non pagare più di tutti 

di Ivo Rossi

Ritorno sul tesoretto di 37 milioni di euro restituiti al Comune di Padova a seguito della sentenza del Consiglio di Stato e sull’importanza che il Comune, oltre a investire bene i soldi evitando la dispersione in mille rivoli, si renda interprete nazionalmente di un’iniziativa vòlta all’equità territoriale della tassazione sugli immobili e sulla conseguente rimodulazione delle aliquote. Questa iniziativa politica, come bene evidenziato da Il Mattino di Padova del 31 agosto, è tanto più utile in quanto l’attuale situazione produce una molteplicità di effetti distorsivi anche su altre imposte, a partire da quella di Registro, e con effetti negativi anche sui valori ISEE.

Si tratta di un intervento reso necessario e urgente per evitare che i cittadini padovani paghino molto più di altri l’imposta sul patrimonio, mentre nel resto dei comuni, si continua a versarla senza alcun rapporto con i valori reali registrati sul mercato degli immobili. E certamente non era questo l’obiettivo e, tantomeno l’esito sperato dall’amministrazione Zanonato quando, aderendo ad un’indicazione del governo centrale ha meritoriamente introdotto questa misura di equità “orizzontale” fra i nostri concittadini. Una buona pratica, da comune virtuoso, che dovrebbe riguardare tutti perché, diversamente e magari per quieto vivere, si accetterebbe una situazione produttrice di profonde iniquità. 

Prevengo l’obiezione, normalmente utilizzata contro una riforma nazionale degli estimi catastali che, in quanto destinata a gravare in modo significativo sulle tasche dei cittadini, come già succede per Padova che ha creduto nella generale riforma del catasto, produrrebbe un incremento significativo del gettito, non in linea dunque con l’obiettivo di ridurre la tassazione. Se questa preoccupazione reale ha sempre frenato l’avvio della riforma, andrebbe evidenziato, e sono certo che sarà questa la strada che seguirà il ministro Daniele Franco, che la riforma, unitamente all’introduzione di una anagrafe degli immobili, potrebbe essere introdotta garantendo una parità di gettito a livello nazionale, ovvero facendo in modo che gli estimi riformati non possano produrre entrate superiori a quelle attuali. Oppure, si potrebbe pensare che le stesse possano produrre piccoli incrementi di gettito, da definire puntualmente, al fine da ridurre altre tasse (per esempio sul lavoro), previste con la riforma fiscale. Misura questa che si può ottenere riducendo nazionalmente le aliquote minime con il significativo effetto di introdurre una maggiore equità fiscale fra i cittadini dello stesso comune e fra cittadini di comuni diversi. E’ importante che il Comune di Padova si renda interprete di questa iniziativa politica per una molteplicità di ragioni: in primo luogo perché richiama all’equità della tassazione in tutte le parti d’Italia, in secondo luogo perché rimanda alla riaffermazione della autonomia dei comuni sul versante delle entrate e a una conseguente responsabilità nell’esercizio della spesa. 

In un quadro riformato, i 37 milioni restituiti sarebbero assimilabili a quello che potremmo definire come uno “sforzo fiscale” aggiuntivo, ovvero quel ‘di più’ che un Comune può eventualmente chiedere ai propri cittadini per mettere in cantiere una particolare opera che con l’imposizione ordinaria non potrebbe realizzare. In sostanza, la riforma catastale generalizzata, ponendo le amministrazioni locali nelle medesime condizioni, introdurrebbe una più solida autonomia finanziaria dei comuni (non più dipendenti da erogazioni straordinarie dello Stato che si occuperebbe solo del sostegno delle parti più deboli del paese), responsabilizzando gli amministratori e i cittadini chiamati a pagare, i quali sarebbero in tal modo messi nelle condizioni di misurare la qualità dei propri amministratori e la distanza fra le promesse e i fatti. 

Pensare in grande, da protagonisti di un disegno nazionale, è una sfida all’altezza delle tradizioni del Comune di Padova e delle forze politiche del centro sinistra. 

Si tratterebbe di una riforma di grande significato e sarebbe bene che l’amministrazione comunale se ne rendesse interprete, così come anche le forze politiche, poiché si tratta di una battaglia di civiltà di assoluto valore sociale. E non solo perché ce lo chiede l’Europa.     

  

Padova, 31 agosto 2021

 

 

Sulla restituzione dei 37 milioni vedi    

http://www.ivorossi.it/nuovo/index.php?option=com_k2&view=item&id=65:autonomia-e-solidarieta-37-milioni-restituiti-ai-cittadini-di-padova-l-obiettivo-dell-equita-fiscale-anche-fra-i-comuni&Itemid=486 

Chi sono

Sono nato il 18 marzo 1955 a Padova dove vivo con mia moglie Franca. Sono laureato in Scienze Politiche con voto 110 su 110 e lode, con una tesi sugli istituti di democrazia diretta.

Sono dirigente della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie dove mi occupo di autonomie speciali e del negoziato per l’attuazione dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, in materia di autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario. Faccio parte della Commissione Tecnica per i fabbisogni standard di comuni e regioni e della segreteria tecnica della Comitato per la Banda ultra larga. 

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