Sul trasporto pubblico Padova non può chiudersi dentro le mura. Necessario pensare in grande

Ci sono cose che uno non vorrebbe mai leggere, soprattuto se sembrano gettare al vento - dopo anni di discussioni e buoni propositi - la tanto attesa integrazione del trasporto pubblico, soprattuto nella cintura metropolitana della città. Per questa destano stupore e sconcerto la decisioni dell’amministrazione comunale di uscire dall’autorità di governo del trasporto pubblico della provincia di Padova.

Gettare al vento l’obiettivo di avere finalmente un unico interlocutore, una politica dei trasporti degna di questo nome, dopo una gara che è costata fatica e denaro e ad un passo dalla firma del contratto con Busitalia, allo stato degli atti ha qualcosa di irreale e inverosimile. Se si fosse ritenuto esistere motivi per annullare la gara, questo andava fatto prima della designazione del vincitore. Produrre questo risultato come effetto indiretto, generato dall’uscita del comune dall’autorità di governo del TPL, sembra una modalità poco ortodossa, destinata turbare gli effetti già prodotti dalla gara. Le motivazioni addotte, il rapporto di collaborazione con la Provincia ritenuto difficile, non sembrano in alcun modo giustificare una scelta così pesante e negativa per l’offerta di trasporto, che rischia di avviare ad un inverosimile contenzioso amministrativo le due amministrazioni. E nemmeno i problemi generati al Trasporto pubblico dalla pandemia, possono essere un motivo valido per annullare una gara, considerato che si tratta di un problema generale di tutte le aziende a livello nazionale che dovrà essere affrontato e risolto con norma generale e relative risorse finanziarie dal governo.
Prima di buttare al vento la collaborazione con tutti i comuni della città metropolitana assieme alla nuova organizzazione del trasporto pubblico, senza contare gli eventuali strascichi davanti al giudice amministrativo, una buona amministrazione conta fino a cento. 
La collaborazione costa fatica. Lo costava tantissimo quando i due enti rappresentavano parti politiche contrapposte, eppure riuscivano a trovare un accordo nell’interesse generale. Dovrebbe essere una cosa infinitamente più semplice oggi considerato che le due amministrazioni sono guidate dal centro sinistra.

Chi sono

Sono nato il 18 marzo 1955 a Padova dove vivo con mia moglie Franca. Sono laureato in Scienze Politiche con voto 110 su 110 e lode, con una tesi sugli istituti di democrazia diretta.

Sono dirigente della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie dove mi occupo di autonomie speciali e del negoziato per l’attuazione dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, in materia di autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario. Faccio parte della Commissione Tecnica per i fabbisogni standard di comuni e regioni e della segreteria tecnica della Comitato per la Banda ultra larga. 

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